Avrete immagino sentito della morte del fondatore della Lola, avvenuto già da qualche giorno. Quello di Eric Broadley è forse un nome troppo poco conosciuto tra gli appassionati di Formula 1. Infatti può essere tranquillamente considerato, insieme a Colin Chapman, John Cooper e Arthur Mallock, uno dei pionieri del motorsport britannco. All’interno della massima competizione automobilistica, il nome di Broadley è legato a doppio filo alla Lola, scuderia che ha esordito nel 1962, e che si presentò ai nastri di partenza con un certo John Surtees.
Di formazione architetto della periferia sud di Londra, l’inglese ha ricoperto tutti i ruoli di vertice all’interno della scuderia che lui stesso ha fondato, che non ha solo trascorsi in Formula 1; fondatore, amministratore delegato, poi capo progettista. La prima Lola corse nel 1958, nata in un garage improvvisato come spesso avveniva a quel tempo. Con quella vettura arrivò il primo risultato di rilievo, in cui a Brands Hatch sulla MK1 a motore anteriore, fece un giro in meno di un minuto. Da questo, molti piloti chiesero una copia di quella vettura e il progettista inglese decise di riprodurne tre.
Nel 1960 arriva la prima monoposto, una Formula Junior mentre due anni dopo approda in Formula 1. Va riconosciuto che, guardando la classifica del mondiale, per essere una vettura esordiente non si comportò male. Surtees infatti, riuscì a concludere quarto in classifica mondiale mentre la Lola, con gli stessi punti del campione inglese, ottenne la medesima posizione nel campionato costruttori. Nel 1962, infatti, Sir. John a bordo della MK4, conquistò la pole position nella gara inaugurale, a Zandvoort, e due secondi posti in gara in Gran Bretagna ed in Germania.
Di fatto i risultati di rilievo nella massima competizione automobilistica terminarono qui, ma Broadley approcciò la sua azienda anche nella Formula Indy; infatti nel 1966 Graham Hill conquistò la 500 Miglia di Indianapolis proprio con la Lola T90, spinta dal motore Ford.
I risultati oltreoceano, invece continuarono anche in tempi moderni. Il 1993 è infatti l'anno della straordinaria cavalcata di Nigel Mansell che conquistò la massima categoria a stelle e strisce.
Ma quindi cosa rimane di Broadley? A mio modesto parere, il progettista inglese ha lasciato una enorme eredità tecnica nel mondo del motorsport. Sotto la sua “ala” infatti si sono formati e cresciuti progettisti d’oro, come Tony Southgate, John Barnard e Ralph Bellamy, tutta gente che ha fatto carriera sia in Formula 1 che nelle altre categorie. In un mondo in cui agli appassionati rimane soprattutto il successo o meno di un pilota, i duelli in pista, le dichiarazioni degli attori più in vista, bisogna dare atto a chi, poco conosciuto e da dietro le quinte, ha comunque lasciato il segno in questo mondo.