Un Gp di Formula 1 vive di tre momenti di tensione principalmente: i duelli, l’arrivo, dove si scarica tutta la tensione accumulata durante il Gp, e la partenza, primo momento chiave di ogni gara. Si accendono le luci, i piloti premono sul gas e fanno cantare il motore, fino allo spegnimento dei semafori, quando si rilascia la frizione e si parte. Una procedura che può sembrare banale, ma appunto può solo sembrare così, perché, come dimostrano le 4 partenze ad handicap di Lewis Hamilton nel 2016, non lo è.
Un problema che nasce nella stagione 2015, quando, a partire dal Gp del Belgio, viene vietato il sistema di ausilio alla partenza che permette ai piloti di avere preimpostato dall’elettronica il “bite point” della frizione. Un sistema che si basava su una centralina elettronica, che era in grado di capire il punto di attacco ideale della frizione, capendo, in quegli istanti prima della partenza, quale fosse la temperatura delle gomme e il grip offerto dall’asfalto. A quel punto il pilota non doveva far altro che rilasciare il paddle della frizione al momento della partenza e la macchina sarebbe scattata nel migliore dei modi possibili. Un sistema sofisticato, messo a punto alla perfezione dalla Ferrari, che però viene giudicato irregolare.
Il “Bite point” però non è eliminato del tutto, poiché con il nuovo sistema i piloti avrebbero potuto sfruttare una preimpostazione effettuata dai tecnici, negli istanti prima che la monoposto si schierasse sulla griglia di partenza per il giro di formazione, poi diventava compito del pilota avere la giusta sensibilità in fase di rilascio. Ed è qui che iniziano a nascere i primi problemi, con Hamilton vittima principale.
Nel finale di stagione in Mercedes si vedono costretti a cercare una soluzione perché il britannico possa schizzare via veloce allo spegnersi dei semafori, senza perdere tempo. Il problema nasce, per Hamilton così come per altri piloti, il 15 dicembre 2016, quando Simone Resta -capo progettista della Ferrari- scrive a Charlie Whiting per chiedere delle delucidazioni sul sistema in questione. Nella sua lettera il faentino spiega anche come potrebbe svolgersi la partenza incriminata, che oltre a garantire un scatto efficace ogni volta, dovrebbe aiutare a minimizzare il pattinamento delle gomme, perché nella sua fase finale, prima che il freno venga rilasciato, i giri del motore dovrebbero ridursi secondo un regime predefinito.
Resta, quindi, vuol sapere dalla FIA se la partenza “pre-caricata” debba rispettare i regolamenti 2017 della F.1, considerato che l’articolo 9.2.2 recita che è vietata una mappa che permetta al pilota di identificare e trovare una posizione di stacco della frizione, mentre l’articolo 9.2.7 aggiunge che: "qualsiasi dispositivo o sistema che avvisi il pilota sullo slittamento della frizione non è consentito".
La risposta di Whiting è che la procedura di partenza non potrà contare sull'ausilio del freno per “puntare” la macchina prima dello scatto al via, perché ci sarebbe il rischio concreto che qualche pilota possa far spegnere il motore, bloccando la vettura sulla griglia. Il timore, quindi, è che si possa originare un problema di sicurezza. La FIA infine conclude che è vietata una mappa che permetta al pilota di identificare e trovare una posizione di stacco della frizione, aggiungendo che al progressivo movimento della leva deve corrispondere anche un graduale aumento della coppia a disposizione. Un altro colpo di furbizia, dunque, da parte dell’ingegnere romagnolo, che, dopo aver ottenuto una limitazione nell’uso delle sospensioni a controllo idraulico, riesce ad avere delucidazioni anche su un altro punto del regolamento.
Così dal prossimo 26 Marzo i piloti si troveranno nella condizione di gestire la partenza con la propria sensibilità e non è da escludere che si possano vedere gomme fumanti o macchine che stallano allo start, sempre che gli ingegneri non trovino un’altra diavoleria utile ad attivare un diverso launch control.