Siamo nell’estate del 1991 e la Formula 1 si avvicina sempre più al Gran Premio di Spa-Francorchamps. Un paio di giorni prima, però, lontano da Spa è accaduto qualcosa che sarà destinato a cambiare la storia della Formula 1, non tanto per l’evento in sé, ma per quello che avverrà dopo. Bertrand Gachot, pilota belga della Jordan, durante un litigio con un tassista londinese, ha aggredito lo stesso con uno spray urticante, considerato illegale, e per questo è finito dietro le sbarre. Eddie Jordan si ritrova a pochi giorni dal Gp senza un pilota. Si fa avanti l’ex-Ferrari Johansonn, ma le richieste da parte dello svedese sono alte, troppo, e così dalla Germania arriva una chiamata: è Willy Weber, manager di un team di F3, che propone all’irlandese Jordan un suo pupillo di nome Michael Schumacher.

Eddie dice a Weber di portare il tedesco a Spa il week-end della gara e subito chiede se quel ragazzino dagli occhi di ghiaccio avesse mai corso a Spa: Weber si vede stretto in un angolo, quel ragazzo per quanto forte sia non ha mai corso nelle Ardenne, nonostante il suo paese natale, Kerpren, sia a pochi km da lì. Il manager decide di mentire, troppo ghiotta l’occasione per dire la verità, per di più Michael non è nemmeno al meglio della condizione fisica, arriva a Spa con una delle tipiche influenze estive e deve combattere anche con quella.

L’unico modo per conoscere la pista, essendo vietati i giri per i tifosi, è percorrerla in bici e così Weber torna a Kerpren, prende una bici pieghevole e la porta a Michael, che subito si mette al lavoro: un paio di giri e l’insidioso circuito belga non è più un segreto per lui, ha in mente tutti i punti, conosce alla perfezione ogni centimetro. Nelle prove del venerdì è 11° a soli 5 decimi dal compagno De Cesaris, ben più esperto, ma il sabato durante le qualifiche sorprende tutti, 8° tempo dietro Senna, Patrese, Prost, Mansell, Berger, Alesi e Piquet. Patrese ha violato il regolamento e viene declassato: Schumi sale in 7° posizione. La gara durerà 500 metri. Nemmeno il tempo di imboccare l’Eau-Rouge, che la frizione è arrosto, ma il talento del tedesco è già sotto gli occhi di tutti.

Tant’è che subito dopo Spa, Luciano Benetton, padron del team di Piquet chiama il suo manager Flavio Briatore e gli ordina di portare Michael in Veneto. Briatore fiuta l’affare e riesce a strappare Schumi al volpone Jordan. Schumi maturerà con Benetton, vincerà la prima gara a Spa, giusto un anno dopo l’esordio e vincerà due mondiali, prima di passare in Ferrari. A Maranello diventerà un idolo asoluto, soffrirà con i tifosi per i titoli persi, ma gioirà con loro per tutti i trionfi. Darà l’addio nel 2006, ma tornerà nel 2010, prima di salutare il circus nel 2012. 91 vittorie, 68 pole, 77 giri veloci, 155 podi e 7 titoli mondiali: questo è quel che dice il suo palmares.

Fonte: formula1.com

Ora Schumi lotta, più di quanto non facesse in pista, dove spesso ha dato tutto, per vivere, non per sopravvivere, lotta con la vita e con la morte ogni giorno, da 3 anni. Oggi, però, è un giorno lieto, è il suo 48° compleanno, dunque, tanti auguri Michael.

Il tributo al sette volte Campione del Mondo Piloti.