Solo pochi giorni fa il pilota tedesco conquistava il suo primo titolo mondiale, grazie al secondo posto ad Abu Dhabi, poi è arrivata la notizia che ha sconvolto il mondo della F1: Nico Rosberg ha detto basta e ha annunciato il suo ritiro dal mondo delle corse a soli 31 anni, da campione in carica. In questi giorni, sui social i tifosi, si sono divisi, tra chi si è congratulato con il tedesco e chi invece tra teorie complottiste e insulti è arrivato anche a definirlo “il più scarso campione della storia della F1”. Osservazione che personalmente non mi trova per nulla d'accordo (e trovo grottesco definire scarso un pilota che è riuscito a vincere un mondiale) e che, ora che il tedesco si è ritirato, dà luogo ad una domanda: “qual è stato l'effettivo valore di Nico Rosberg?”. Vorrei fare una riflessione sulla carriera di Nico, prima analizzando i freddi numeri, poi aggiungendo alcune mie considerazioni personale, per poi trarre delle conclusioni.
Per prima cosa diamo un'occhiata alle sue statistiche
GP Disputati: 206
GP Vinti: 23
Pole: 30
Podi: 57
Giri Veloci: 30
Partenze in prima fila: 60
Punti: 1594,5
Palmares
Campionato del mondo di F1 2016
DHL Fastest Lap Award 2016
Trofeo Pole FIA 2014
GP2 Series 2005
Formula BMW Adac 2002
Questi sono numeri di grandissimo valore (tredicesimo di sempre come vittorie, ottavo come pole, nella top15 di sempre in tutte le altre statistiche) e quasi tutti i piloti con numeri simili hanno almeno un paio di mondiali. È vero, ha ottenuto quasi tutti i suoi trionfi con un'astronave, ma forse è anche giusto che ne abbia potuta guidare una, dopo tutti gli anni con quel "trattore" della Williams. Di talento ne ha da vendere Nico e lo ha dimostrato sin dalla sua prima gara (giro veloce e rimontone da ultimo a settimo). È un signor pilota, con un solo difetto, non essere particolarmente performante sul bagnato. È veloce sia in prova che in gara. Non è un pilota esaltante, ma dove sta scritto che per essere campioni bisogna per forza essere spettacolari?
Detto questo, va aggiunto che spesso nello sport possono influire fattori esterni. Nico è figlio di un altro campione del mondo, Keke, non il più grande fenomeno della storia, ma pur sempre un campione (e anche se si ha fortuna, non si diventa mai campioni per caso). Questo lo ha aiutato ad entrare nel mondo della F1? Sicuramente, ma questo, che può essere un vantaggio, poi diventa un grosso svantaggio quando vieni paragonato continuamente a tuo padre (invito tutti a sentire quello che ha detto il giornalista di Sky Sport Carlo Vanzini, che ha spiegato bene la situazione in cui si è trovato Nico per tutta la sua carriera).
E poi, per quanto Nico sia talentuoso, ha avuto una delle sfortune peggiori che può avere un pilota: trovare uno più forte di te sin dai kart. Ma sul capitolo Lewis Hamilton tornerò più tardi. Fatto sta che Nico, appena arrivato in F1, si è trovato a correre per 4 anni con una macchina non all'altezza e non ha potuto mostrare il suo vero valore. Poi la chiamata dalla Mercedes. Finalmente un buon team. E con chi si è trovato in squadra? Semplicemente con il pilota più vincente di sempre, non più il cannibale dei tempi d'oro, ma uno che quando in giornata ha mostrato ancora numeri da campione (Canada 2011, Spa 2011, Monaco 2012, Valencia 2012 su tutte). Nico lo ha battuto non una, non due, ma ben tre volte. Il suo premio? Trovarsi in squadra quello che ti massacrava sui kart.
E veniamo a Lewis Hamilton, secondo me (e questa è un'opinione personale, che può benissimo essere discussa) il miglior pilota del dopo Schumacher (sì, anche meglio di Alonso), uno che fa pole e vince gare dal 2007, uno che a parità di macchina ha già battuto due campioni come Alonso e Button, uno che ha già vinto il titolo, uno che appena cadono due gocce fa vedere i sorci verdi a tutti, uno che ha massacrato Rosberg sin da ragazzino. Eppure nel primo anno insieme, Nico vince una gara in più e fa moltissime pole. E poi gli capita l'astronave, una macchina vincente. E Nico non avrebbe avuto problemi a battere quasi tutti i piloti in griglia, li avesse avuti come compagni di squadra. E invece si ritrova quello là. E nonostante tutto arriva a giocarsela all'ultima gara, dopo una stagione dove ha avuto tanta fortuna nella prima metà quanto sfortuna nella seconda metà. E poi la sconfitta, la grande occasione che se ne va. Eppure l'anno dopo, a 5 giri dalla fine del GP di Ungheria, Nico si ritrova virtualmente in testa al mondiale. Poi un contatto fortunoso e due guasti gli portano via la possibilità di giocarsi il titolo (che avrebbe lo stesso vinto Hamilton e anche meritatamente). Poteva avere due titoli, non ne ha nessuno. Chiunque si sarebbe arreso, non lui perché il DNA da campione lo ha. Lavora, si allena, si impegna, dà tutto e nel 2016 guida come non aveva mai fatto, ha anche quel pizzico di buona sorte che non guasta mai e riesce finalmente a battere quel fenomeno che si ritrova come compagno di squadra.
E una volta raggiunto l'obiettivo della carriera, Nico sa che per ripetersi dovrebbe lavorare ancora di più e potrebbe non bastare. La pressione lo ha distrutto e per vincere ha dovuto sacrificare bei momenti con la sua splendida famiglia. E quindi Nico ha preso la scelta giusta, si godrà la sua famiglia (e quanto è stato dolce il video ai genitori e la foto della sua famiglia, è bello vedere questo lato umano dei piloti) e il suo grande trionfo, che nessuno potrà mai cancellare. Ai tifosi di Hamilton dico, non sminuite il titolo di Nico perché se lo è meritato ed è un pilota di valore, il vostro idolo ha perso contro un degno avversario e poco vi deve importare se non ci sarà rivincita, Lewis lo ha già battuto due volte, sarà ricordato come un pilota migliore e se avrà i mezzi vincerà ancora, perché è oggettivamente un fenomeno. Detto questo, l'anno prossimo Nico mancherà tanto alla F1. Come deve essere ricordato? Da campione, perché Nico Rosberg non è una leggenda alla Schumacher, Prost, Senna, Hamilton o Vettel, ma ha fatto una carriera davvero buona e si merita il giusto tributo, sportivamente e umanamente parlando.