I miti dei motori e della velocità da sempre hanno affascinato l'uomo. C'è stato un tempo in cui possedere l'automobile era privilegio di pochi appartenenti alle élites. In questo contesto nel 1923 è nata in Francia la 24 Ore di Le Mans. I signori dell'Automobile Club de l'Ouest non avrebbero mai immaginato che questa corsa sarebbe diventata in seguito un must dell'automobilismo mondiale. Sono state scritte numerose pagine di storia sull'evento, gloriose ma anche tragiche, ripercorriamole.
Fin dal 1923 si è sempre gareggiato nel circuito della Sarthe, che utilizza sia strade dipartimentali aperte al pubblico come la D338 e la D139, sia parzialmente il tracciato permanente Bugatti. La struttura nel corso della storia è stata più volte modificata per adattarsi agli standard internazionali di sicurezza e alla crescente velocità delle vetture. Attualmente il circuito misura 13,629 km e i suoi tratti più famosi sono: le curve Dunlop, Esse de la Foret, Tertre Rouge, Mulsanne, Indianapolis, Arnage, Porsche, il rettilineo dell'Hunaudieres.
Gli anni 20 del 900' hanno registrato il dominio della Bentley. Dal 1931 al 1934 a Le Mans ha trionfato per 4 edizioni di fila l'Alfa Romeo. La casa milanese è riuscita a vincere grazie a piloti come Luigi Chinetti ed al "mantovano volante" Tazio "Nivola" Nuvolari, quello che come cantava Lucio Dalla: "Ha la maschera tagliente. Corre se piove. Corre dentro il sole 3+3 per lui fa sempre 7". Nel 1936 la corsa non si è disputata a causa degli scioperi operai dovuti alla crisi dell'industria automobilistica transalpina. Dal 1940 al 1948 la 24 Ore di Le Mans non ha avuto luogo a causa del Secondo Conflitto Mondiale e della successiva ricostruzione della Francia.
La rinascita economica e sportiva c'è stata nel 1949, in coincidenza con il primo dei 9 successi della Ferrari in questa corsa. Gli anni '50 del '900 sono stati segnati dal dominio delle Jaguar. Nel 1955 a Le Mans si è verificata la più grave tragedia nella storia dell'automobilismo. Infatti l'Austin-Healey di Pierre Levegh si è schiantata in mezzo alla folla, uccidendolo assieme a 83 spettatori, oltre a ferirne altri 120. Tutto questo ha fatto passare in secondo piano la vittoria di Mike Hawthorn e Ivor Bueb al volante della già citata Jaguar. Gli anni '60 del '900 sono stati caratterizzati dal dominio della Ferrari e della Ford, con la casa di Maranello che ha prevalso per 6 volte di fila dal 1960 al 1965. In uno di questi, nel 1963 ha trionfato l'equipaggio tutto italiano, formato dai compianti Lorenzo Bandini e Ludovico Scarfiotti (ultimo pilota di casa nostra a vincere a Monza in Formula 1). Nel 1969, anno dell'ultimo dei 4 successi consecutivi della Ford, ha brillato per la prima volta la stella del belga Jacky Ickx. Quest'ultimo ha vinto la corsa per soli 120 metri, avvicinandosi camminando alla sua vettura, allacciandosi le cinture, mettendola in moto anzichè attraversare di corsa la pista dopo lo sventolio della bandiera francese e accendere il mezzo.
La cosiddetta partenza Le Mans, per ragioni di sicurezza è stata abbandonata nel 1970 e sostituita da una lanciata, modello Indianapolis. In quello stesso anno la Porsche ha colto la prima delle sue 17 affermazioni. Il 1971 ha visto l'uscita al cinema del film documentario di Steve McQueen dedicato alla corsa. Nel 1972 si è imposto su Matra Simca, l'equipaggio formato dal francese Henri Pescarolo e dal britannico Graham Hill; quest'ultimo è stato l'unico pilota ad avere ottenuto la Triple Crown poichè si è imposto pure nel Mondiale Formula 1, a Montecarlo e nella 500 miglia di Indianapolis. Quell'anno è rimasto il rammarico di non aver visto al via la Ferrari 312 PB, l' "asso pigliatutto". Infatti lo stesso Enzo Ferrari ha rinunciato a Le Mans per puntare sul Mondiale Marche nella categoria prototipi. Quest'ultimo è stato vinto dalla casa di Maranello. Nel 1982 c'è stato l'ultimo dei 6 successi di Jacky Ickx, in coppia con Derek Bell su Porsche. Nel 1985 è ritornata di nuovo l'Italia sul gradino più alto del podio, grazie a Paolo Barilla, che ha vinto su Porsche assieme ai tedeschi Klaus Ludwig e John Winter. Nel 1994 è stato Mauro Baldi a portare il tricolore al primo posto, contribuendo al successo della Dauer 962 Le Mans, con il francese Yannick Dalmas e lo statunitense Hurley Haywood. Nel 1997 è giunto il primo dei 9 successi del danese Tom Kristensen, il pilota più vincente. Mister Le Mans ha trionfato assieme al compianto italiano Michele Alboreto e allo svedese Stefan Johansson. Nel 1999 è arrivato il primo e unico successo targato Bmw, firmato dall'italiano Pierluigi Martini, dal francese Yannick Dalmas e dal tedesco Joachim Winkelhoch.
Il terzo millennio si è aperto nel segno dell'Audi, capace di ottenere 13 affermazioni tra il primo e il secondo decennio del XXI secolo. Tra queste 7 sono state targate Tom Kristensen, l'ultima del vichingo è giunta nel 2013, 5 a testa per il tedesco Frank Biela e l'italiano Emanuele Pirro. Nel terzo millennio solo 3 case sono riuscite a rompere temporaneamente la "dittatura sportiva" della casa di Ingolstadt: Bentley nel 2003, Peugeot nel 2009 e la Porsche l'anno scorso. Nell'edizione numero 83 della 24 Ore di Le Mans il tedesco Nico Hulkenberg ha realizzato il cosiddetto "veni, vidi, vici", con il neozelandese Earl Bamber e il britannico Nick Tandy.
La 24 Ore di Le Mans nel corso degli anni è diventata la corsa automobilistica più affascinante al mondo. Sono cambiati i piloti e ci sono state numerose innovazioni tecncologiche alle vetture. La corsa però è sempre rimasta al tempo stesso una sfida di potenza e resistenza. Prevalgono i piloti e le vetture che sono in grado di andare più degli altri oltre i loro limiti. Questo ha permesso loro di guadagnare l'immortalità sportiva.