Come la prima volta. Come la prima gara. Sotto la pioggia, memore del primo trionfo in classe regina a Donington, Valentino Rossi fa pace con l'Inghilterra e torna in testa al mondiale. Si era alzato bene e si erano alzati bene pure Andrea Dovizioso e Danilo Petrucci, veloci e audaci per un monopolio tricolore.
Gli inglesi, per restare in tema, direbbero "dramatic" e la parola ben rende l'idea di una gara intrisa di suspense dalla partenza (ritardata) all'ultimo giro. Lorenzo che naufraga, visiera o non visiera, Marquez che affonda, errore o non errore. Valentino no, risponde ai dubbi e caccia i fantasmi con la quarta vittoria stagionale, mentre i due Ducatisti esaltano tra lotte e rimonte, con menzione d'onore per il ternano eroe di giornata (ci perdonerà Andrea).
Era importante, dannatamente importante non sbagliare. Era importante ritrovare la via. Troppa fatica e nessuno che aspetta, lo abbiamo visto pure nell'epilogo della corsa. Valentino doveva almeno provarci, il cielo lo aiuta, ma come il famoso proverbio il resto lo fa lui, rimanendo concentrato, tenendo il ritmo e adattandosi come un camaleonte alle nuove condizioni, infide ad ogni curva, ad ogni respiro. Analogamente replicano gli alfieri della Rossa: stesse premesse, stessi meriti.
E' inutile perdersi tra calcoli e pensieri da tifosi, ogni gara è un terno al lotto e ne mancano ancora sei, però di nuovo il pesarese frena il compagno certificando la spiccata attitudine a sfruttare qualsiasi occasione e a farsi trovare pronto quando conta. E' una lotta che entusiasma, ma giocata anche sui dettagli e questa volta si inseriscono altri due italiani. L'ago della bilancia può essere infatti qualsiasi pilota e allora è la grande bellezza rivedere le tre bandiere svolazzanti al suono dell'inno di Mameli, tutti orgogliosi, tutti soddisfatti, perché in un circuito freddo con tante buche sono stati indiscutibilmente i migliori.