Valentino Rossi è un pilota veloce e molto intelligente. Nonostante la regola imponga a quel livello di pensare gara per gara per non disperdere inutili energie, due calcoli rapidi son stati fatti e ne sono dimostrazione le sue parole. "La seconda parte di stagione del 2014 fu buona, sarà necessario ripetersi" affermò al giro di boa del campionato, senza ovviamente escludere eventuali miglioramenti. Ora che il compagno rivale lo ha raggiunto in testa alla classifica, quella dichiarazione assume ancor più logica e curiosamente una lettura più ampia permette riflessioni interessanti.
Andando nel dettaglio, nelle nove gare tra Agosto e Novembre dell'anno passato Jorge Lorenzo conquistò 166 punti, mentre Rossi portò a casa 154 punti con uno scarto totale di 12. Se il ruolino di marcia si ripetesse, l'italiano, che alla vigilia del GP di Indianapolis aveva 13 punti di vantaggio sullo spagnolo, vincerebbe per un misero ma preziosissimo punto. Conto ineccepibile.
Analizzando però più approfonditamente, è possibile notare già qualche deviazione: nei GP di Indy, Brno e Silverstone 2014 i piazzamenti furono costanti con il numero "99" secondo e il pesarese terzo, quest'anno invece già in Repubblica Ceca Lorenzo è riuscito a guadagnare 5 punti in più. Qui sta la questione: anche se Valentino sta rispettando il proprio trend, è necessario tenere in considerazione il rendimento dell'altro. A Misano e Phillip Island Rossi riuscì a prevalere con tanto di vittoria, precedendo il compagno pure a Sepang con il secondo posto (Jorge rispettivamente secondo-secondo-terzo), però Lorenzo si rifece a Motegi e ad Aragon dove trionfò approfittando dell'aiuto di Marquez (Valentino terzo e caduto). A Valencia, poi, il maiorchino si ritirò e il pilota di Tavullia concluse secondo, 5 punti in meno rispetto a quelli acciuffati dall'altro a parti invertite (vedi sopra).
Il filo di preoccupazione nelle interviste post-gara di Brno mostra probabilmente questa consapevolezza che potrebbe non bastare, perché il vicino di box pare avere qualche carta in più da giocare. Inoltre, pur avendo fatto della costanza una virtù, la verità è che Valentino sa di non poter contare su circuiti prettamente favorevoli a lui dove è nettamente in vantaggio rispetto all'avversario, mentre Jorge ha dimostrato in questi due primi appuntamenti il contrario.
La soluzione è una sola se il decimo titolo vuole concretizzarsi e Rossi è stato chiaro: andare più forte anche in piste meno amiche, in sostanza passare alla strategia "la miglior difesa è l'attacco". Il tutto, poi, senza considerare Marc Marquez che aspetta come una tigre il primo passo falso della preda: la stagione scorsa pagò tre cadute con il mondiale ipotecato ma tolse anche vari punti alla concorrenza, questa volta sarà molto più oculato ma in definitiva potrebbe essere il vero arbitro e decidere le sorti e le beffe di tutti e tre.