Gran Premio degli indiavolati a Indy. Gioco di parole nel tempio della velocità statunitense dove vola Lorenzo, attacca Marquez, sorride Rossi. Sono e si confermano i tre cavalli di razza, ambiziosi, veloci ed estremamente chiari negli intenti. Era la prima dopo la pausa estiva, era un secondo inizio con gli occhi fissi sul titolo iridato, era soprattutto una corsa dalla lingua lunga, perché i punti sono sempre 25 ma le risposte valgono doppio.
Vince Marc “L'Americano”, ma vincono pure Jorge e Valentino. Si guardano, si scrutano, si studiano e poi lasciano parlare il cronometro. Ecco, i tempi e i piazzamenti sono eloquenti: la Yamaha non ha nulla da invidiare alla Honda ibrida, lo spagnolo di Cervera è temibile ma con fatica e l'italiano ha più risorse della borsa di “Mary Poppins”.
Questo racconta una corsa vissuta fino alla fine al cardiopalma, questo è il messaggio unico e inequivocabile per ognuno: “nessuno molla l'osso”. Ci sarà da sudare, ci sarà da esser lucidi e lungimiranti, ma i tre con Pedrosa a sparigliare le carte di volta in volta non si tirano indietro.
Petto in fuori, spalle larghe e motivazioni al massimo, ciascuno con l'obiettivo ben definito e la determinazione di segnare in qualche modo la storia. Perché si potrebbe dire altrimenti di un 36enne capace del decimo alloro, di un talento di precocità che recupera 74 punti di svantaggio, di un pilota dallo stile impeccabile, il ritmo martellante e capace di sopravvivere ogni volta a personalità ingombranti (connazionali, compagni, nativi Down Under)?