L'Italia s'è desta. Nello stesso giorno in cui Ducati torna alla vittoria in Superbike, dall'altra parte dell'oceano arrivano conferme di protagonismo tricolore nel mondo a due ruote, con Borgo Panigale, Dovizioso e Rossi in rampa di lancio e dietro un manipolo di giovani terribili in crescita.
La Rossa aveva bisogno di una controprova, perché il circuito del Qatar è sui generis e perché la vecchia GP14 non permetteva costanza per tutto l'arco della gara. Ad Austin, pista esigente sul pneumatico, non solo porta a casa il giro veloce, ma arriva in fondo con un ritmo sempre competitivo, pur non azzardando la mescola anteriore più dura, che l'inaspettato sole pareva imporre.
Andrea Dovizioso ha tanto merito, soprattutto tanto gas nel polso, ed è finalmente capace di mostrare il talento e l'intelligenza di chi un titolo mondiale l'ha già conquistato. Dopo aver guidato lo sviluppo con pazienza, furbizia e tecnica di guida ora permettono la riscossa e nella fattispecie americana la rivincita su Valentino. Un Valentino che sorride e trova certezze su una tracciato poco amico, consapevole di trovarsi di fronte a quei week end dove bisogna concretizzare: ci prova e come tradizione al semaforo mostra il salto di qualità rispetto alla vigilia, ma non rischia allorché le previsioni di calo della gomma si realizzano, soddisfatto del passo avanti rispetto alle edizioni precedenti.
Rosse e Rossi dunque rispondono presente con ambizione, benché sia solo la seconda gara e Marc Marquez rimanga un gradino sopra. La mente riporta alla stagione 2009, quando alla vigilia del GP d'Olanda Stoner, Lorenzo e Valentino guidavano a pari merito la classifica del campionato. Stavolta ad arricchire l'attacco a tre punte ci sarebbe pure la lotta tra tre case diverse, con la Ducati di nuovo a rompere il dualismo giapponese.
E' pura fantasia al momento, ma il solo pensiero, impossibile qualche mese fa, è già una bella soddisfazione.