Ferrari e Alonso, uniti anche da separati. Entrambi ambiziosi, entrambi spesso contraddittori e forse proprio per questo destinati ad esplodere. Ora è il tempo dei buoni propositi, delle parole al miele e dell'ottimismo, ma forse è la congiuntura natalizia ad influenzare.
Alonso è il classico personaggio che lo ami o lo odi. Parlano di lui come di Attila: dove passa, lascia distruzione. Realisticamente solo chi ha una conoscenza intima della persona sa la verità, ma è indubbio che i campioni hanno l'inquietudine nel sangue: è insito nella loro ricerca spasmodica del prevalere. Lascia perplessi vedere l'asturiano alla giornata di “scambio auguri” del Cavallino prima e ascoltare le dichiarazioni di amore dopo: nostalgia del rapporto instaurato, lodi alla capacità di fare gruppo, desiderio di una scuderia presto di nuovo vincente. Se non ci avessero fatto credere che parte del team gli remava conto e non fossero susseguite una serie di frecciatine dall'una e dall'altra parte, avremmo la sensazione di un atto sincero più che di uno dovuto. Del resto, pure con Ron Dennis gli asti hanno fatto posto a una maturità, a un chiarimento e a un reciproco vantaggio, con l'onesta ammissione di Fernando dell'irrisolta e incompiuta avventura in McLaren nel 2007. Analogamente a Maranello si professano fiducia, entusiasmo e orgoglio, si celebrano talento e competenze, salvo dimenticare che la fine della rivoluzione non ha data certa. L'atmosfera buonista è incalzata dall'instabilità dei continui colpi di stato fra le figure chiave del reparto corse. Inquieta proprio come il suo ultimo pilota, la Ferrari paga la mentalità e l'attitudine al successo entrando in conflitto e nel caos quando questo non arriva. Non è un caso se da ogni dove indicano Vettel come la panacea di ogni male: uomo equilibrato, lucido e soprattutto ordinato. In fin dei conti gli uomini in rosso e Fernando hanno e son mossi da stessi sentimenti veritieri, che tuttavia denunciano quel che si è sempre saputo: le cose funzionano finché si vince, poi immancabilmente emergono fratture, non significative comunque di rottura completa.
E' paradossale, ma la stagione ventura avrà i riflettori puntati su questa coppia di amanti destinati alla sofferenza più che sui campioni uscenti. Il fascino dei grandi ritorni (Alonso, la Honda, un tedesco in rosso), il romanticismo delle epopee passate, la sfida perversa tra chi dei due avrà ragione sull'altro pongono sul fuoco carni irresistibili. Così, ancora una volta si riduce il tutto a una questione di agonismo, di prevalenza sul rivale, che nel caso specifico continua ad incrociare le strade dei protagonisti di un amore degno di Shakespeare.