Dopo il debutto di due settimane fa, la Indycar torna in scena in Alabama per  il secondo appuntamento stagionale: teatro della contesa fra i piloti è il circuito permanente del Barber Motorsport Park, Birmingham. Tanti i temi della corsa, aperta come al solito dal classico "Start your engine", per l'occasione pronunciato dal due volte vincitorie della 500 Miglia Arie Luyendyk, che poi si è goduto qualche giretto di pista sulla DW12 biposto che prima ogni gara concede a un fortunato ospite vip l'occasione di provare l'ebbrezza della velocità: in pole parte Ryan Hunter Reay, affiancato da Will Power, che qui ha già fimrato due successi l'anno scorso e nel 2011. Al terzo posto c'è il soprendente rookie francese Tristan Vautier, mentre partono molto indietro nella griglia Dario Franchitti (nona fila per lo scozzese) e James Hinchcliffe, in decima: a detta del canadese però, nel corso delle prove Power lo avrebbe osatcolato nel corso del suo giro buono. Qualche passo indietro rispetto a St. Ptersburg lo fa anche Simona De Silvestro, finalmente dotata di una macchina con motore competitivo, dopo il flop del loffio Lotus che l'anno scorso la relegava sempre in fondo allo schieramento. Curiosità poi attorno al rientro alle gare su ruote scoperte di A.J . Allmendinger, con la vettura bianconera con numero due che fino alla scorsa stagione era di "proprietà" di Ryan Briscoe.

Emozioni iniziali, poi decidono i box - Alla green flag scatta molto bene Hunter-Reay, che sfrutta appieno la pole position e si invola verso la fuga; chi parte male è Hinchcliffe, che rimane ancora più intruppato nel gruppone, peggio di tutti fa Power, praticamente fermo al momento in cui la bandiera verde diventa il segnale per scatenare l'inferno (e che sbaglierà anche la ripartenza dopo caution causa incidente in partenza), un'idea che Graham Rahalprende alla lettera con un'entrata assassina sul posteriore dello spagnolo Servia fa un bel botto, in cui viene coinvolto anche Hinchliffe. Ed è proprio the Mayor of Hinchtown (se non sapete di cosa sto parlando, correte sul sito web del pilota canadese!) ad avere la peggio, perchè la sospensione della sua verdona un tempo appartenuta a Danica Patrick subisce un danno irreparabile ed il buon James è costretto a posteggiare malinconicamente a bordo pista, trasformandosi in uno spettatore non pagante della corsa, cui assiste dall'interno dell'abitacolo della sua auto: già, perchè fino all'ultimo Hinch spera che qualche anima pia porti la macchina ai box per le riparazioni del caso, giusto per fare qualche giro e portare a casa punticini che potrebbero essere preziosi in ottica campionato (in Indycar prendono punti tutti i concorrenti arrivati al traguardo). Appurato che non c'era nulla da fare, al canadese non è restato altro che uscire dal suo ufficio e tornare ai box. Oltre a lui non hanno finito la gara Ana Beatriz e Dario Franchtti, al secondo zero stagionale. Questa volta a eliminarlo sono state noie meccaniche alla sua DW12, mentre a St Petersburg aveva terminato la sua gara contro un muretto.

Le altre rare emozioni di questa gara sono arrivate da duello iniziale fra il francese Vautier, che sta già mettendo in mostra grandi numeri malgrado sia un debuttante in Indy, e l'americano Kimball, un duello protrattosi per una decina di giri e interrottosi poi con l'ingresso ai box del francese, bravissimo fino a quel momento a tenere dietro l'americano che volava soffiargli la seconda posizione. Per il resto la gara è stata giocata tutta sulla strategia e sul valzer dei pit stop, con Power che punta su tre stint da 30 giri ciascuno, mentre la DW12 di RHR, gialla e con il suo bel numero uno fiammante sul musetto, sembra soffrire le gomme dure. Nella lotta per la vittoria si inseriscono anche Castroneves e Dixon, con il neozelandese che alla fine arpionerà un importante e meritato secondo posto, mentre il buon Helio si deve accontentare della terza piazza quando fino a una quindicina di giri era saldamente in testa. A completare la top ten ci pensano Kimball, Power, Pagenaud, Marco Andretti, Wilson, Nwegarden e Vautier. 

Monopolio spezzato - La vittoria di Hunter Reay, oltre a rilanciare RHR in ottica campionato, spezza anche un curioso monopolio delle vetture Penske sul circuito dell'Alabama: nelle tre precedenti edizioni della gara infatti, era sempre stata una vettura di Roger Penske a tagliare per prima il tragaurdo. Detto infatti prima delle due vittorie di Power nel 2011 e 2012, nel 2010 fu Castroneves a passare trionfatorie sotto la bandiera a scacchi. Quest'anno invece la vittoria ha arriso a un portacolori del team Andretti.
Prossimo appuntamento sarà fra due settimane sul cittadino di Long Beach, un classico di questa categoria, una gara che sta alla Indycar come Monaco sta alla F1. La speranza è quella di una corsa un po' più interessante di quella francamente soporifera di oggi, per fortuna rara eccezione alla regola ferrea di ogni sport americano che si rispetti: spettacolo prima di tutto.