Zero punti tra Torino e Bologna, zero i gol realizzati in queste prime tre giornate del girone di ritorno, zero carattere da parte dei giocatori in campo, zero idee di gioco. Una fotografia nera, nerissima di un'Inter irriconoscibile nel 2019, che ha messo in archivio le cose ben fatte nell'anno passato e non le ha più tirate fuori. La partita contro il Bologna di ieri sera è soltanto l'ultimo tassello di un puzzle che rappresenta l'avvio dell'anno nerazzurro come uno dei più neri delle ultime stagioni: la sconfitta contro la nuova squadra di Mihajlovic sembrava quasi impensabile, anzi, tutti si sarebbero aspettati una reazione da parte dei ragazzi di Spalletti dopo l'eliminazione dalla Coppa Italia arrivata in settimana e invece è stato toccato un punto ancora più basso. Colpe che vanno imputate all'allenatore, certo, ma anche a dei giocatori che sembrano ormai slegati l'uno dall'altro e soltanto preoccupati del bene personale e non della squadra che intanto scivola sempre più in giù, rischiando di finire risucchiata nella corsa forsennata all'Europa.
La partita di ieri
Ma cosa lascia la partita di ieri contro il Bologna? Le risposte che il campo ha dato sono le solite che Spalletti ha ottenuto anche nel corso delle partite contro Sassuolo e Torino. Inter che spreca, gioca un calcio molto lento e molto prevedibile, individualità che in un periodo complicato come questo non spiccano e uno sfilacciamento dopo aver subito il gol dello svantaggio. La rete di Santander è arrivata soltanto al 32', con l'Inter che avrebbe avuto a disposizione più di un'ora (considerando i recuperi) per recuperare il risultato. Ma niente: proprio in questa situazione si verificano i problemi elencati sopra, con giocatori come Nainggolan che vagano per il campo nel primo tempo, Icardi che su due occasioni clamorose davanti alla porta non ne sfrutta nemmeno una, Lautaro Martinez che tocca due palloni in tutta la ripresa e ne sbaglia uno incredibilmente e Candreva che non è praticamente mai entrato veramente in partita. E se a ciò si aggiungono anche i fischi e il clima pesante di San Siro, la situazione non può che peggiorare.
C'è però chi si salva, ma sono veramente pochi. Su tutti il signore che gioca in porta e che sulla maglia, seppur in cinese, ha scritto Handanovic: decisivo in un paio di occasioni nel primo tempo per tenere a galla i suoi, confermandosi in uno strabiliane stato di forma dopo gli interventi miracolosi anche contro la Lazio. In difesa c'è ovviamente Skriniar che spicca per impegno, voglia e grinta messa in campo fino all'ultimo respiro, tanto che nel finale di partita ci ha provato anche lui a dar man forte ad un attacco che manca ancora l'appuntamento con il gol. E c'è da dire che Spalletti le ha provate proprio tutte, giocandosi gli ultimi quindici minuti con Ranocchia prima punta: una scelta disperata ma anche per certi versi obbligata, dato che in panchina di attaccanti non ce ne erano, che a momenti dà anche i suoi frutti quando il tredici nerazzurro sfiora in girata volante il gol del pareggio, murato però da un buon intervento di Skorupski. Ecco, se tutti gli undici titolari dell'Inter fossero scesi in campo con la voglia di fare di Ranocchia, impegnato in ruolo completamente diverso dal suo, probabilmente l'epilogo sarebbe stato diverso.
Situazione Spalletti
E a finire al centro della critica in queste situazioni c'è senza dubbio l'allenatore, il primo a finire sul banco degli imputati dei tifosi. Soltanto a maggio scorso Spalletti conduceva l'Inter alla conquista della Champions e a settembre era inneggiato a gran voce dopo i primi due successi nel girone contro Tottenham e PSV, tanto da essere accostato con la sua squadra all'Inter del Triplete di Mourinho. In meno di un anno è passato quindi da "genio capace di riportare l'Inter dove gli spetta" ad essere considerato uno "scellerato che non può più stare in panchina nemmeno fino a fine stagione"? Impossibile pensarlo e soprattutto dirlo. Certo, il tecnico di Certaldo di colpe ne ha arrivati a questo punto della stagione (basti vedere la gestione di Nainggolan e alcune scelte di formazione discutibili avvenute in corsa e non delle gare disputate fino ad ora), ma non è l'unico su cui puntare il dito: la svogliatezza e la superficialità di alcuni individui sono dettate da malumori interni ai giocatori sui quali Spalletti ha soltanto il compito di spazzare via, ma per farlo c'è bisogno di tempo.
Tempo che la società ha deciso di concedere al tecnico, come ribadito anche nel corso della riunione fatta al termine del match di ieri sera con presenti allenatore e i massimi dirigenti, tranne Ausilio che non si trovava nemmeno a San Siro. L'Inter non può permettersi di gettare all'aria metà stagione positiva con una serie di risultati negativi che arrivano nel momento in cui c'era bisogno di dare una spallata al campionato e Spalletti questo lo sa: un anno fa l'Inter ebbe lo stesso calo, quasi come quest'anno, raccogliendo sconfitte e pareggi: da fine dicembre a inizio febbraio arrivarono cinque pareggi e due sconfitte in campionato, interrotte dal successo, ironia della sorte proprio contro il Bologna, per poi perdere nuovamente a Genova per 2-0. Ma da fine febbraio in poi arrivò la svolta, grazie soprattutto alle scelte dell'allenatore toscano che inventò Brozovic mediano e inserì il neo-arrivato Rafinha per dare nuova linfa alla sua squadra. Ora Spalletti è chiamato a mettere di nuovo mano alla sua Inter, per voltare pagina e per chiudere in crescendo una stagione che può preservare ancora tante emozioni.