Con il campionato fermo ormai da due settimane e con la Coppa Italia a dare il via al 2019 calcistico, c'è tempo per parlare anche un po' di Nazionale. E chi poteva se non il nuovo tecnico, dopo il disastro di Ventura, discutere della situazione del nostro calcio. Roberto Mancini in una lunga intervista rilasciata a "La Gazzetta dello Sport" si è lasciato andare ad una serie di considerazioni a partire dalla prima parte di campionato.

Dominata dalla Juve e da Ronaldo, che dopo un primo periodo di adattamento si è preso un ruolo da protagonista in serie A. I complimenti (e qualche paragone onorevole, ma anche oneroso) sono tutti per i due giovani terribili che stanno stupendo: Barella e Zaniolo. "Il primo mi ricorda Tardelli, il centrocampista della Roma oggi fa il trequartista, ma per potenza atletica lo vedo anche a tutto campo, alla Pogba".

Il sogno è fare bene con la Nazionale, magari come il Milan di Sacchi, anche se per gli azzurri c'è meno qualità, l'obiettivo è attaccare con continuità e imporre il proprio gioco agli avversari. Poi si apre una piccola parentesi politica, si parla prima di razzismo (i fischi di pochi vanno coperti dagli applausi di molti), poco dopo della Supercoppa in Arabia dove le donne sono discriminate e la posizione di Mancini è filo-Figc (questo evento può essere apripista di nuove opportunità).

Per chiudere un pensiero sul suo amico Vialli: "Gli sono sempre stato vicino, non abbiamo mai smesso di sentirci. Ma della malattia non abbiamo parlato. Io non ne avrei avuto la forza, lui non lo ha fatto e ho rispettato il suo silenzio. C’è una cosa che non gli ho mai detto: per me Gianluca è sempre stato un esempio, da quando ci conosciamo, per l’impegno e la serietà con cui faceva le cose".