Non è un caso che la prima vittoria dell’Italia sotto la guida Mancini arrivi da una grande prova del nostro centrocampo. Jorginho, Barella e Verratti sembrano essere i tre giovani da cui ripartire. 

Proprio quest’ultimo si è preso il titolo di migliore in campo nella partita di ieri contro la Polonia. 

Da anni viene definita come la promessa del nostro calcio, l’erede di Andrea Pirlo. Buone le sue prestazioni con il Psg, dove milita dal 2012. Un pò meno buone, invece, le prestazioni offerte con la nostra nazionale. Aveva fatto parte del fallimento azzurro nei mondiali del 2014 ed era rimasto fuori negli Europei del 2016, per problemi fisici. Sì, quella maledetta pubalgia che lo ha costretto a due interventi, l’ultimo, proprio in estate. Ora sembra essere tornato, Marcolino (così lo chiamano a Manoppello, suo paese nativo). 

Tanta, la qualità messa in mostra ieri sera contro i polacchi come tanti sono i suoi palloni recuperati in mezzo al campo. L’azione che porta al goal Federico Chiesa, poi annullato per fuorigioco, è un autentico capolavoro e, non a caso, passa dai suoi piedi. 

Palla sempre attaccata ai piedi e visone di gioco a 360 gradi. Dev’essere lui il nuovo faro del centrocampo azzurro. È arrivata l’ora di confermarsi, di dimostrare di essere un campione. 

In una nazionale giovane come la nostra, c’è bisogno di calciatori come lui. Zeman lo ha lanciato, Mancini vuole consacrarlo. Punta molto su di lui. L’abbraccio finale tra i due, dopo il goal di Biraghi, ne è la prova. 

Il suo primo allenatore, ai tempi di Manoppello (squadra dilettantistica abruzzese) racconta di come Marco si fermasse sempre, dopo gli allenamenti, a tirare la palla contro il muro. 

Lo faceva per migliorare il suo piede sinistro, quello più debole. Avevo capito sin da allora la sua voglia di arrivare. Era sempre il primo a venire al campo e l’ultimo a lasciarlo”. 

Testimonianza che ci fa capire molto della persona che è Verratti, un amante della perfezione. Caratteristica, ovviamente, indispensabile per ambire ai livelli più alti del calcio internazionale. 

C’è ancora molto lavoro da fare, sia per lui che per la nostra nazionale ma ci sono, finalmente, tutti i buoni propositi per crederci davvero. 

Uniti si vince”, ha postato su Instagram il campioncino pescarese. La squadra prima di tutto. 

Giocare con Neymar, Mbappè, Cavani lo aiuterà a crescere ulteriormente. Avere inoltre, una leggenda come Buffon al suo fianco, lo aiuterà a capire cosa significa indossare la maglia azzurra. 

Una maglia piena di storia, difficile da indossare ma che tante gioie ci ha regalato e si spera, ci regalerà. 

Un pò di tutto questo, passerà dai suoi piedi. Non il nuovo Pirlo ma semplicemente, Marco Verratti.