Di Pep Guardiola ne abbiamo sentito parlare tanto, ma mai troppo. Un allenatore capace di sconvolgere il mondo del calcio e capace di sfidare e battere chiunque sul rettangolo verde, in particolar modo negli anni d'oro e storici del Camp Nou. Forte di una grande caratura a livello personale e professionale dalla sua parte, Guardiola ha conseguito una serie di titoli che non possono non essere citati: 3 titoli di Bundes e di Liga, 2 Coppe di Spagna, 3 Supercoppe di Spagna, 2 Coppe di Germania, un titolo di Premier, Community Shield e Coppa di Lega, 3 Supercoppe UEFA, 3 Coppe del Mondo per club e 2 Champions League. Per lo meno se si va a guardare la sua carriera di allenatore, senza contare i premi individuali. Ha parlato l'ex tecnico di Barcellona e Bayern Monaco dopo aver accettato l'invito di presiedere e di "lasciare due parole" al Festival dello Sport a Trento.
FUTURO - "Io in Italia? Perché no? - rivela a mo' di battuta Guardiola - Se anni fa mi avessero detto che avrei allenato il Barcellona poi il Bayern Monaco, insomma, io col tedesco… Ora alleno in Inghilterra, non so dove mi porterà. Forse, perché no? Si mangia molto bene anche in Italia”.
SARCASMO - "Cosa ruberei ad Ancelotti? Il capello. Ma anche Arrigo!” - dice Guardiola a cui deve essere obbligatoriamente aggiunta la risposta di Carlo Ancelotti, anche lui sul palco assieme al tecnico spagnolo - “Certamente non i capelli".
OBIETTIVO CHAMPIONS - “Come società il nostro più grande successo è stata una semifinale di Champions. Non so se siamo pronti, non abbiamo una storia dietro al di là di chi va in campo. Le favorite restano Real Madrid e Barcellona, che questa storia ce l’hanno, e la Juventus che dopo due finali con l’acquisto di Cristiano Ronaldo ha dimostrato di volerlo. Poi l’Atletico Madrid che gioca in casa e poi si inseriranno altre: mi auguro che possiamo essere lì”.
MAESTRO - Impossibile non domandare quali siano state le figure che hanno ispirato l'ex calciatore spagnolo nel prosieguo della sua carriera di allenatore: “Johan Cruijff è stata la persona più importante. Ci ha aperto gli occhi al Barcellona. Ci ha aiutato a capire una maniera di vedere il calcio, era come andare a scuola ogni giorno, ci ha fatto innamorare di questo gioco al di là del risultato. Insieme ad Arrigo Sacchi è stato l’uomo che ha cambiato di più il calcio, non è un caso che tanti giocatori che sono passati da loro due siano oggi allenatori: ci hanno aperto un mondo, hanno portato l’amore per questo gioco".