I primi 46 giorni di Luciano Spalletti alla guida dell'Inter sono ripagati subito con una vittoria alla prima uscita stagionale contro la Fiorentina. Il match di domenica sera si chiude sul 3-0, un risultato non bugiardo ma forse la viola avrebbe meritato un po' di più. I nerazzurri entrano in campo fin da subito con la testa giusta, giocando da vera squadra, cosa che lo scorso anno non si era mai vista, con i singoli che si mettono in mostra e con i tre reparti che lavorano molto bene. Come detto però la Fiorentina un gol può tranquillamente farlo: dal 65' in poi i nerazzurri spengono la luce per poi riaccenderla al 79' quando Perisic archivia il match, per questo Spalletti dice scherzando, ma non troppo, che "Non farò i complimenti ai ragazzi ma farò casino per il black out di 20' che poteva avere delle brutte ripercussioni".
Tutti si ricordano l'Inter dello scorso anno, con giocatori che scendevano in campo e facevano i propri interessi senza che nessuno legasse i tre reparti mandando la squadra alla deriva. Quei brutti tempi sembrano passati. Spalletti lavora molto sulla testa dei giocatori che si dimostrano uniti per raggiungere l'obiettivo, la vittoria. Un'unità che aiuta anche la crescita dei reparti che sono pressoché perfetti. La difesa opera bene, confermando i passi avanti fatti vedere durante il precampionato. D'Ambrosio e Nagatomo giocano una partita senza notevoli grattacapi, con il giapponese che è molto bravo a contenere la qualità del giovane Gil Dias.
In mezzo, se Miranda è protagonista di una buona prestazione ma a tratti troppo sufficiente, non si può dire lo stesso di Skriniar. Mai in ritardo, sempre efficace e intenzionato a far ripartire l'azione. Un'ottima prestazione che va a migliorare l'idea che ci siamo fatti su di lui nelle altrettanto ottime uscite nel precampionato. Da testare però sul lungo periodo.
In mezzo al campo il miglior per distacco è Borja Valero. Lo spagnolo è il primo a proporsi per risolvere situazioni difficili e, il più delle volte, riuscendo a farlo con la sua classe. In campo si fa trovare ovunque, è sempre al posto giusto per dettare i tempi, è il comandante del pressing nerazzurro che gli permette di recuperare ben 7 palloni. Un buon numero, ma non come gli 11, che ha anche sulle spalle, di Matias Vecino: l'uruguaiano si muove ad elastico, se Borja sale, lui sta dietro a difendere e viceversa. Gioca semplice ma è efficace e cerca anche di andare al tiro senza troppa fortuna. Con lui in rosa, Gagliardini dovrà sudarsi un posto da titolare, visto l'impatto non brillante al suo ingresso in campo. Un altro che entra nella ripresa è Joao Mario. Per lui deve essere l'anno della consacrazione, e prova subito a far vedere di che pasta è fatto con due galoppate verso la porta che portano a due occasioni, poi serve l'assist con un cross al bacio che finisce sulla testa di Perisic. Ma nel momento in cui deve gestire, va in difficoltà e perde qualche pallone di troppo. Il suo comunque è un buon segnale.
L'attacco è il reparto più rodato. Il trio Candreva-Icardi-Perisic è la certezza, insieme a Spalletti, di questa Inter. L'ex Lazio occupa in campo una posizione quasi da secondo trequartista: non tanti cross, ma tante corse sulla fascia per poi convergere e lasciar spazio alle discese di D'Ambrosio. Il tecnico nerazzurro ha forse trovato un nuovo ruolo per l'esterno della nazionale, chiudendo definitivamente le porte a Conte che lo vorrebbe al Chelsea.
A sinistra è il solito Perisic, che con le sue giocate si riprende San Siro dopo un'estate fatta di tante voci di mercato e malumori. Classe, velocità, dribbling e cross mandano in tilt Tomovic che non lo tiene neppure in occasione del suo gol che vale il 3-0. A volte cerca la giocata troppo sofisticata sprecando occasioni ghiotte, ma lo si può perdonare visto il risultato finale. Infine c'è quell'Icardi che quando è davanti alla porta segna sempre. Non tanti i palloni toccati in area, ma riesce a trovare due gol, uno su rigore, uno di testa da attaccante vero e due girate che impegnano Sportiello che si supera. In fase di non possesso aggredisce e sfrutta gli errori. Non ha i 90' nelle gambe, ma una doppietta al debutto, senza aver fatto la preparazione con la squadra, è da grande giocatore.
L'unica nota negativa della serata riguarda la ventina di minuti circa di blackout che permettono alla Fiorentina di rialzare la testa e di mettere paura. Dal 60' in poi, i nerazzurri mollano il pressing, lasciano il pallino del gioco alla squadra di Pioli andando incontro alle conseguenze: un gran tiro di Babacar, un palo di Veretout e minuti giocati in apnea senza riuscire a venir fuori dalla propria area di rigore. Su questo Spalletti dovrà lavorare per far si che il problema non si ripresenti contro la Roma sabato, squadra più attrezzata della Fiorentina, pronta subito a far male all'ex Luciano che intanto si gode i tre punti, e i tre gol, al debutto.