La Lazio si gode Igli Tare. L'albanese si sta confermando uno dei migliori direttori sportivi d'Italia, e a testimoniarlo è l'ottimo contributo che ha saputo apportare alla società di Claudio Lotito, con quest'ultimo che ebbe il coraggio di sceglierlo dopo l'era Sabatini nonostante la sua scarsa esperienza in questo settore. Tare, inoltre, ha anche avuto modo di giocare nella capitale dal 2005 al 2008 mettendo a segno solamente 4 goal in 54 presenze. E' stato proprio il presidente a volerlo a Roma prima da calciatore e poi nei panni di dirigente.
Se i biancocelesti riescono sempre ad avere i conti in ordine e il bilancio in positivo è soprattutto grazie alle geniali intuizioni dell'albanese. I suoi metodi si basano su un elevato numero di ore davanti ai video delle partite e, successivamente, scende in campo per le valutazioni finali. La chiave del successo riguarda l'aspetto umano: a Tare non basta capire se il calciatore sia dotato tecnicamente, ma per lui è fondamentale conoscere il carattere dell'uomo attraverso informazioni ben dettagliate e un aperto confronto con i familiari. Una volta fatto ciò, viene fatta la proposta d'acquisto a Lotito, per passare poi alle esigenze dell'allenatore. Lavoro all'antica? Probabilmente si, ma funziona. Non sempre colui che viaggia con IPad e IPhone è migliore di quello che preferisce dialogo faccia a faccia e la classica formalizzazione cartacea.
I suoi colpi sono stati tutti eccellenti e hanno fruttato ottime somme di denaro che hanno etichettato la Lazio come una squadra dalla plusvalenza facile. Agli inizi della sua carriera manageriale riuscì a portare gente del calibro di Zarate, Hernanes, Candreva e Marchetti. Per portarli in biancoceleste vennero sborsati circa 30 milioni di euro, ma con le cessioni dei primi tre, la Lazio ha incassato una somma molto vicina ai 40. Sua anche l'intuizione di portare - per pochi spiccioli - una leggenda del calcio internazionale come Miroslav Klose, compagno di squadra ai tempi del Kaiserslautern che ha fatto le fortune dei biancocelesti a suon di goal (54).
Ma i veri colpi di genio del direttore sportivo sono quelli arrivati nell'ultimo anno solare, probabilmente l'anno che lo ha definitivamente consacrato. Riuscì ad ingaggiare Biglia e Anderson per 16 milioni complessivi, De Vrij 6.5 milioni, Parolo 4.5, Basta 5 e Djordjevic a costo zero. Elementi che all'epoca costituirono una solida e straordinaria corazzata per Pioli, anche lui preso tra lo scetticismo. Da non dimenticare gente come Milinkovic-Savic a soli 9 milioni, Kishna, la scommessa vinta con Immobile, e il giovane e richiestissimo Keita strappato al Barcellona a soli 350.000 euro. Basta così? Solo un momento, c'è spazio anche per Lulic (3 milioni versati allo Young Boys) beniamino della platea laziale dopo il goal vittoria nella finale di Coppa Italia contro la Roma, il giovane Strakosha, l'olandese Hoedt e l'ex canterano Patric a costo zero. I risultati sono stati straordinari sia in campo che fuori, con una situazione economica che ogni anno registra quasi sempre uno status positivo.
Altra perla di Tare è stata quella di valorizzare il settore giovanile, uno dei migliori d'Italia. Ha convinto la società a investire su questo reparto e, grazie a Simone Inzaghi, in rosa sono presenti giovani di grande talento e utili alla rinascita della nazionale italiana come Murgia, Crecco e Lombardi, attaccante classe '95.
La Lazio è pronta a diventare un modello europeo. La strada imboccata è quella giusta, e all'orizzonte c'è già un Tare vigile su altri giovani e talentuosi calciatori pronti ad affermarsi.