La crescita, costante, di Geoffrey Kondogbia. Il centrocampista francese è oggi uno dei giocatori più importanti nell'economia di squadra. Forma, con Gagliardini, la cerniera di centrocampo, una barriera fondamentale per proteggere la linea di difesa e dare margine di manovra agli avanti. Non solo rose e fiori, però, nella parentesi milanese del nativo di Nemours. Un approdo tra squilli di tromba e fior di milioni, un'attesa poi non ripagata sul campo. Normali difficoltà di adattamento, un rapporto non idilliaco con la guida tecnica.
Difficoltà che si protraggono anche dopo la chiusura della scorsa stagione. L'avvento di De Boer non giova a Kondogbia, anzi. Il tecnico olandese concede fiducia alterna all'ex Monaco, e talvolta lo pone in castigo, come durante l'incontro con il Bologna. 27 minuti, poi il cambio. Uno schiaffo che Kondogbia ricorda durante la trasmissione Football Show, a BeIn Sport France.
Il cambio di passo, come detto, con l'avvento di Pioli. Una pacca sulla spalla, parole di sostegno, una conferma, nei fatti, di intatta stima. Kondogbia gioca e sale di colpi, sradica palloni in serie e prova anche l'azzardo, mostrando notevoli doti tecniche. Dopo il turno di squalifica, proprio con il Bologna, un girone dopo, titolare nelle ultime quattro, sempre lì a presidiare la zona nevralgica, con la falcata lunga, un fisico dominante e quell'incedere all'apparenza caracollante. Ora l'Inter si ritrova in casa un gioiello da sgrezzare, un elemento di certo fondamentale anche per le stagioni a venire.
"La sostituzione con il Bologna dopo 27' è stata una piccola umiliazione. Ma soprattutto le parole di De Boer dopo la partita non mi sono piaciute. Qualcosa si era rotto tra di noi. Credo sia stata una lezione anche per me. Mentalmente mi ha forgiato. Se fosse rimasto forse sarei andato via io. Quando Pioli è arrivato mi ha detto che era inconcepibile che un giocatore come me potesse finire in una situazione del genere. Ha cercato di darmi un po' di fiducia e questo ha pagato, va molto meglio".
In chiusura, Kondogbia sottolinea un altro profilo fondamentale nella sua carriera, quello di Emery, suo mentore ai tempi del Siviglia. Un maestro di calcio decisivo nello sviluppo dell'uomo e del giocatore.
"Emery è l'allenatore che più mi ha segnato. Mi sono trovato molto bene a Siviglia. E' una stagione che mi è piaciuta molto".
Fonte dichiarazioni: Fc InterNews