La striscia positiva si interrompe in una notte di Coppa. La Lazio espugna, con merito, San Siro. 2-1 per Inzaghi e soci, in virtù delle reti di Felipe Anderson e Biglia e della segnatura nel finale di Brozovic. 90 minuti che suonano, per Pioli, come un piccolo campanello d'allarme, in vista della super sfida di Torino in programma nel week-end. Pregi e virtù di una squadra di certo in progresso, ma non ancora rifinita e definita.
Il tecnico vara un mini turnover. Banega oscilla sulla trequarti, si abbassa spesso in cerca di spazio e palla, ma non riesce ad incidere, aldilà di qualche soluzione di prima intenzione utile a sveltire la manovra e a far breccia nella compatta retroguardia biancoceleste. Kondogbia rileva Gagliardini e si affianca a Brozovic, ma, dopo un buon abbrivio, si perde in eccessiva gestione del pallone, ritardando lo scarico e "affaticando" lo sviluppo del gioco. Infine, Palacio. L'argentino gioca da "9", con Pioli che risparmia, almeno inizialmente, Icardi. Movimenti intelligenti, ad allargare il campo. Tagli continui per smuovere le colonne biancocelesti, per aprire autostrade agli inserimenti da dietro. L'avvio da ragione all'Inter, controllo del ritmo, costante proiezione offensiva, una conferma del recente incedere.
L'allarme suona però presto, perché il piano tattico di Inzaghi è perfetto. Due linee ravvicinate, densità nei pressi dell'area, recupero e verticalizzazione. La Lazio sceglie di lasciare all'Inter il vantaggio territoriale, per poi colpire in ripartenza. Il centrocampista di turno, spesso Biglia o Murgia, riceve e lancia, in un unico gesto quasi, per Immobile o ancor meglio per Felipe Anderson. Sull'esterno, è superiorità ospite. Manca il necessario supporto, Ansaldi patisce la rapidità del brasiliano e la Lazio passa. Lulic lavora a sinistra - anche D'Ambrosio, seppur in tono minore, accusa il colpo - e cambia al centro per l'inserimento di Felipe, chirurgico di testa a punire un distratto Ansaldi. La Lazio sfiora più volte il raddoppio, con medesimo spartito. Manca, all'Inter, il necessario equilibrio. L'undici appare suddiviso in due tronconi, quando salta la prima linea, salta l'intera copertura. Immobile e F.Anderson hanno svariate opportunità, Handanovic è perfetto nel limitare il passivo.
Pioli avverte la situazione e cambia registro. Dentro Icardi e J.Mario, fuori Palacio e Banega. La prestanza è ben diversa, perché l'Inter ha un terminale a cui àncorarsi e un centrocampista di movimento in grado di dare meno riferimenti agli avversari. Eppure è ancora Lazio. Parolo sparecchia male da un passo, l'incursione di Immobile è però letale al minuto 11 della ripresa. Miranda si arrangia, contatto dubbio, rosso e rigore. Biglia segna, esulta e conferma la permanenza nella capitale. Qui iniziano, per Pioli, le note liete. Medel per Ansaldi, difesa a tre e carattere. L'Inter non crolla, si riversa in avanti e ci prova. Neanche il doppio svantaggio attutisce la fiducia, spegne il fuoco di rivalsa. Un cambio significativo rispetto alla precedente gestione. Perisic - in una situazione di difetto - diventa gigante, percorre l'intera fascia e travolge Patric. Pioli tende la mano al rischio, è d'altronde l'unica via. L'espulsione di Radu - doppio giallo - riaccende il finale, il colpo da biliardo - di testa - di Brozovic infiamma lo stadio. L'Inter non trova il pari, ma Pioli ottiene importanti risposte.
Da migliorare, ovviamente, la tenuta difensiva, la fase di non possesso. Fondamentale un superiore apporto della mediana e in questo senso il rientro di Gagliardini può aiutare. Una sconfitta per certi versi salutare, un ritorno alla realtà, alle porte di una sfida sentita come poche.