La sconfitta di Genova ricaccia l'Inter nel baratro. Al tramonto della prima frazione, Quagliarella fulmina Handanovic e ri-apre ferite solo parzialmente rimarginate. Un montante naturale, epilogo scritto di una frazione in difetto. Gli ospiti entrano in campo senza il giusto profilo, concedono palla e campo alla Samp, dando fiducia a un gruppo in evidente difficoltà. Errori ed orrori che agevolano il compito di un Giampaolo in discussione, bravo a trarre forza da buona sorte e altrui offerte.
Il ritorno nella ripresa è senza fortuna, l'Inter sbatte sui legni e sulle sue carenze. L'avvento dell'Europa League offre un'occasione - l'ennesima - per innalzare una stagione fin qui opaca. Ritorno in terra di Inghilterra, il Southampton attende l'Inter, con o senza De Boer.
Ai microfoni di Inter Channel, Davide Santon analizza la performance della squadra, sottolineando i demeriti nerazzurri, specie nei primi 45:
"La fortuna va meritata. Oggi nel primo tempo la nostra mentalità è stata sbagliata: abbiamo regalato troppo, sbagliando tanto e sprecando altrettanto. Senza il gol subito, il secondo tempo sarebbe stato completamente diverso. Siamo stati anche sfortunati, due traverse, ma bisogna giocare e reagire più da squadra. La sofferenza nei due contro uno? Sì, specialmente con Fernandes che veniva a fare il terzo attaccante e io non potevo uscire sul loro centrocampista. Nella ripresa invece l'abbiamo gestita meglio. Ora testa a giovedì che ci giochiamo un pezzo di qualificazione a Southampton".
Dal singolo alla squadra, un processo interrotto. L'Inter si muove senza meta, fili slegati che seguono direzione propria, senza un obiettivo comune. Manca lo spirito necessario per annullare le difficoltà, per oscurare carenze strutturali e tecniche.
"Ripeto: c'è da lavorare più da squadra. Spesso si pensa più da singoli. Forse è il momento più difficile da quando sono all'Inter, ma dobbiamo rialzarci. Dovremo impegnarci tanto anche in settimana, perché poi i risultati arrivano. Io ci tengo tanto, sono dispicaiuto, provo sempre a dare il massimo".
Chiusura dedicata al difficile approccio, caratteristica dell'Inter di stagione. Solo spalle al muro, a un passo dal baratro, il gruppo propone una reazione, di orgoglio, di nervi. Non sempre, però, il ritorno è felice, non sempre lo squillo tardivo è utile a ribaltare partita e risultato. Genova ne è testimonianza.
"Sì, è un fattore importantissimo perché non è facile dover sempre rincorrere. Poi con squadre così attente che si chiudono...".