De Boer o non De Boer, è questo il problema? Dopo 8 partite l'Inter si ritrova all'undicesimo posto, con 3 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte. Gol segnati 10 ed altrettanti subiti. Effettivamente qualcosa non va, ma cosa? La vicenda Icardi è solo l'ultima goccia che fa traboccare il vaso neroazzurro, da tempo soggetto ad allarmanti "esondazioni", soprattutto nell'ultimo "turbolento" periodo.
In queste settimane, le colpe si sono "spostate" da una parte all'altra, senza fermarsi su un obiettivo preciso. Chi incolpa la società (per molti troppo distante e disunita), chi l'allenatore (palesemente confuso, lo si è visto perfettamente ieri pomeriggio) e chi, infine, la squadra (molle, senza grinta ed un'identità precisa). Tutte queste sono delle valide ipotesi, unendole si potrebbe veramente cercare la risoluzione tanto invocata, ma che finora non sembra albeggiare all'orizzonte.
Tralasciando la società che più volte è stata tirata in ballo, per la mancanza di un uomo forte e presente h24 vicino alla squadra (Zanetti sembrerebbe essere il più adatto, ma certe dinamiche non le conosce alla perfezione e la figura di Steven Zhang fisso a Milano per svariate problematiche, dalla lingua all'ambientamento, non è l'ideale) andiamo ad analizzare la figura del tecnico.
Dopo la partita grintosa e di carattere contro la Juventus, ci si aspettava una svolta per l'esplosione definitiva della Beneamata, ma così non è stato. Dalle figuracce europee con la squadra "riserve", rimaneggiata sì per motivi di FPF, ma inguardabile per atteggiamento e gioco espresso, ai risultati altalenanti in Serie A, con punizioni e scelte discutibili.
La partita di ieri ha mostrato come De Boer sembri avere ancora le idee molto confuse, legato ancora al calcio olandese espresso con l'Ajax. Nulla da dire sulla voglia del tecnico di dominare tutte le partite (possesso palla sempre superiore al 60%), ma a volte serve essere più cinici e grintosi, magari utilizzando degli schemi che fin'ora la squadra ha espresso pochissime volte in modo ottimale.
La scelta che ha fatto discutere ieri pomeriggio è stata la sostituzione di Ever Banega sull'1-0, con l'inserimento di Gnoukouri. Certo l'argentino è rientrato non al 100% dagli impegni con la nazionale albiceleste e ci stava la sostituzione, infatti era da un paio di minuti che si notava un calo dal lato atletico (però riusciva a creare anche a "riposo"), ma probabilmente il classe '97 non è stata la scelta adatta, per caratteristiche. Chiudersi "rimpolpando" la mediana, togliendo l'uomo che creava il gioco è stato "nocivo".
La squadra non ha più varcato la metà-campo, giocando solamente all'indietro (fino ad Handanovic) ed affidandosi ai lanci lunghi. Con il senno di poi De Boer avrebbe potuto inserire Brozovic (reintegrato dopo la questione social-comportamentale post Europa League e successive) che non avrà la stessa classe dell'argentino, ma i piedi educati ci sono e qualche guizzo in queste stagioni in neroazzurro l'ha mostrato.
Piccola parentesi: se pugno duro dev'essere, meglio che lo sia fino alla fine per coerenza. Tutto ciò però ha creato una strana atmosfera dalle parti di Appiano Gentile dove Brozovic prima e Kondogbia poi (ora Icardi) sono stati "puniti" per motivazioni diverse, ma sempre di punizione si tratta. Non convocato per diverse partite il primo, sostituito con un "giovanotto" il secondo. Uno smacco. Ora sta proprio al tecnico saper riprendere o meglio "recuperare" questi giocatori, che, nonostante tutto, servono alla causa Inter.
Altra "problematica" è il non utilizzo di uomini come Palacio o Gabriel Barbosa (pochi minuti con il Bologna poi niente più). In un attacco che finora ha segnato 10 gol in 8 gare di Serie A (dei quali 6 segnati da Icardi), il tecnico olandese sembra essersi dimenticato del mestiere del Trenza e dell'imprevedibilità e classe dell'oggetto misterioso Gabigol. Per lui De Boer ha detto che ci vorrà del tempo, deve ambientarsi ad uno stile diverso di gioco e a delle dinamiche più complesse che in Brasile. Certo, ma provare ad inserirlo nella mischia, non sarebbe stato visto come un segno di pazzia, anzi come un "segnale" di voglia di ribaltare il risultato.
Poi se in futuro si vorrà rivedere il modulo, magari giocando a due punte (circa una quarantina di cross, compresi gli angoli, ma mai nessuno al centro a sfruttarli al di fuori di Icardi. Quest'ultimo palesemente condizionato dalla vicenda che lo vede protagonista con la Curva Nord) potrebbe risultare molto più utile di Eder o Jovetic (impatto pari a zero ieri pomeriggio).
Tra centrocampo e difesa, alcune scelte sono ancora una volta discutibili. La mediana, togliendo l'onnipresente Joao Mario, è apparsa lenta nella manovra con Medel (non certo un regista, ma più un "muro").
L'ingresso di forza fresca non ha portato i frutti sperati. La difesa a 4 con Murillo-Miranda centrali ha sofferto, soprattutto nella ripresa.
I due terzini hanno spinto anche se a "corrente alternata". Il vero problema è stato il passaggio alla difesa a tre per l'arrembaggio finale (dentro Jovetic per Ansaldi), con Santon a comporre la triade di centrali. L'ex "bambino" ha sofferto e non poco questo ruolo, denotando la difficoltà e la scarsa abitudine a quella posizione.
Le difficoltà sono molte e le idee sembrano confuse, ma è arrivato il momento di svoltare. Le voci su un "possibile" esonero di De Boer (dicono decisive le prove con Atalanta e Southampton) non giovano a tutto l'ambiente, in particolare allo stesso allenatore. Logiche e prevedibili le difficoltà per uno abituato ad un altro calcio, ma in Italia il tempo è tiranno e nessuno è paziente. Frank va aiutato e questo va fatto il prima possibile, prima di compiere un passo dannoso, ancora una volta, per tutto il pianeta neroazzurro.