Simone Verdi ha vissuto l'esperienza di tanti giovani usciti dai vivai delle grandi squadre del nostro campionato. Un prestito dietro l'altro un po' dappertutto, senza di fatto avere mai un'occasione concreta di mostrare alla casa madre il proprio talento e le proprie qualità anche nel calcio dei grandi. Nel caso di Verdi è successo con il Milan.

In un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, Verdi ripercorre all'indietro tutte le sue esperienze negli anni passati e ammette che in qualche modo l'etichetta di giocatore ancora sotto il controllo di una società come quella rossonera non lo ha aiutato: "Probabilmente mi sono libera­to a livello psicologico. Il giro­vagare col marchio Milannon è stato un bene per me. Nel senso che spesso le società, giusta­mente, tendono a valorizzare giocatori che a fine stagione po­trebbero diventare di proprietà rispetto a quelli che devono rientrare alla casa madre." Adesso a Bologna, però, le cose sembrano andare per il verso giusto: "Come per molti giocatori, ci sono annate in cui bisogna fare esperienza ed è quello che ho fatto io nei quattro anni e mezzo tra A e B. Però forse sì qualcosa in me c'è di diverso: mi sento più a mio agio, e questo mi fa osare di più."

Verdi in azione contro il Napoli, sportfair.it

Fra le esperienze anche quella di Carpi per esempio: "Pasciuti mi ha aiu­tato tanto. In settimana mi sentivo bene, credevo di esse­re titolare e invece niente. Lui mi ha detto di non mollare, che i frutti prima o poi sareb­bero arrivati. Lo ringrazio an­cora oggi, perché aveva ragio­ne." O ancora quella in Spagna con l'Eibar"In realtà l’esperienza in Spa­gna mi ha aiutato tantissimo, soprattutto a livello psicologi­co, perché lì si vive il calcio in maniera diversa. In Italia i giocatori tendono a entrare in campo con la fac­cia cattiva per dimostrare che sono concentrati. In Spagna c’è molta più leggerezza, una risa­ta non è mancanza di concen­trazione ma solo un altro modo di approcciarsi alla partita." Verdi, comunque, è pronto a cercare di migliorare ancora in alcuni aspetti: "Nella gestione della partita sono ancora troppo istintivo. Vedi contro l’Inter a San Siro, quando eravamo in sofferenza. Cercare sempre la giocata non favorisce la squa­dra, in quei momenti bisogna te­nere palla, farsi fare fallo per far rifiatare la difesa. E poi devo tro­vare un po’ di continuità."