Il Pescara, nonostante il bel gioco ed i complimenti rivevuti finora, non riesce ancora trovare la prima vittoria (sul campo) in campionato. I biancoazzurri guidati da Oddo non sono riusciti ieri a scardinare il muro del Torino, ridotto addirittura in nove uomini ad un certo punto della gara. Le cause sono sempre le stesse: il Pescara macina gioco in quantità, i 490 passaggi ed i 20 tiri totali lo dimostrano, ma, sottoporta, la squadra abruzzese sembra avere un appannamento totale con la conseguente lista delle occasioni sciupate che si allunga. Ma andiamo a vedere le cause di questo mal di pancia da gol e da vittoria che si è consumato anche ieri sera all'Adriatico.

Oddo opta per alcuni cambi rispetto al match con la Lazio, inserendo Crescenzi e Fornasier in difesa con Aquilani detentore delle chiavi del centrocampo. In avvio il Pescara soffre il possesso del Toro che impedisce ai biancoazzurri di uscire palla al piede e di fare il loro gioco. La difesa del Torino ha buon gioco su Caprari che non riesce ad avere l'appoggio dei centrocampisti. La noia prevale sul match, ma quando gli abruzzessi prendono campo sono pericolosi in tre occasioni di cui due con Verre ed una con Cristante. Nei secondi quarantacinque minuti l'uomo in più galvanizza Oddo che decide di inserire il propositivo Zampano per un Fornasier da rivedere. L'ex Sampdoria si perde per tre volte Boyè che va vicino anche al gol del vantaggio. 

Il Pescara crea, gioca il pallone, ma in prossimità del limite dell'area non arriva il tiro desiderato dal pubbblico. Qui, dunque, torniamo al punto di partenza che vede gli adriatici poco cinici e precisi sottoporta come dimostrano i due tiri alti di Aquilani. Manaj e Mitrita entrano per dare ancora più linfa offensiva, ma soprattutto l'albanese toccherà solo due palloni nei minuti che gioca in campo. La mancanza di un attaccante come Bahebeck si vede soprattutto quando il Torino rimane in nove e si aprono voragini per colpire. Basti pensare che il più pericoloso è Memushai che prima impegna Hart e poi prende il palo. La mancanza del baby francese si sente ancor di più quando Biraghi manda alto di testa da un metro. Se da una parte ci troviamo ad analizzare un attacco carente, dall'altra c'è una difesa che balla come quando Aquilani perde un sanguinoso pallone e lancia un contropiede per il Toro 3vs2 (in 9 contro 11!) con il palo che dice no a Belotti. 

Al triplice fischio si contano dati tutti in favore del Pescara (abbastanza prevedibile), ma di gol non se ne vede l'ombra. Sia chiaro, nessuna critica per una squadra che sta facendo vedere un bel calcio ed è a cinque punti in classifica ma, alla lunga, la mancanza di cinismo può essere fatale per la corsa alla salvezza e, in Serie A, queste cose non si perdonano.