Qualche fischio, sguardi di disappunto. Un punto in due partite, non certo proibitive. De Boer assapora l'amaro calice della sconfitta, cade con il Chievo, impatta con il Palermo, si espone al fuoco della stampa. Rivoluzione totale, di uomini e modulo, per sovvertire l'iniziale responso. Il campo premia parzialmente l'oculata decisione di cancellare il 3-5-2 (o 3-4-1-2 che dir si voglia) d'avvio.
L'Inter versione casalinga è di certo in progresso. 4-3-3, con Murillo al fianco di Miranda, Santon sull'esterno, Nagatomo ai box. Banega arretra il raggio d'azione, per compensare le difficoltà di manovra della squadra, Medel scivola sul centro-sinistra, con Kondogbia sul lato opposto. Eder e Perisic si pongono ai lati di Icardi. Al netto di alcuni dualismi, al momento la miglior formazione possibile.
La rosa è però incompleta e la mano di De Boer non può coprire le falle attuali. L'Inter, ad esempio, non ha un uomo in grado di imbastire l'azione da dietro, Murillo non ha piedi educati, Miranda è giocatore intelligente, ma poco propenso al disimpegno propositivo. Un difetto strutturale che ri-emerge quando la squadra avversaria - nella fattispecie il Palermo - tappa le fonti di gioco - poche - della squadra. Quaison a uomo su Banega, Nestorovski a fluttuare sui due centrali per obbligare l'Inter al lancio lungo. Difficile, poi, per Banega indossare in Italia panni da regista. Luce intermittente, la qualità è elevatissima, come evidenziano due o tre traccianti a pescare l'uomo sulla trequarti. Non mancano i problemi però, perché Banega non sempre trova i tempi per lo scarico immediato e si espone quindi all'assalto altrui e, in secondo luogo, la sua permanenza in una zona prettamente difensiva toglie all'undici imprevedibilità nel settore offensivo.
Lo scarico sull'esterno - meglio l'Inter della ripresa, con Candreva per Perisic - è al momento l'unico porto a cui attraccare la nave in tempi di crisi. Abbondanza e corsa, l'uno contro uno per creare superiorità e offrire ad Icardi palloni interessanti. Prova in chiaroscuro quella dell'argentino, sì a segno, ma spesso fuori dalla lotta e dalla partita.
L'arrivo di Joao Mario, presentato al pubblico prima del fischio d'inizio, può risolvere i problemi di mezzo. Il portoghese nasce mezzala e può interpretare meglio il ruolo rispetto a Medel e Kondogbia. Il cileno - più volte vicino alla rete - si ritrova spesso nell'area ospite, ha coraggio, ma non ha le caratteristiche dell'incursore, Kondogbia invece palesa enormi limiti nello scarico. Porta la palla con forza, ha colpi di tecnica individuale - splendido lo spunto tra due nella ripresa - ma commette banali errori nel fraseggio.
Infine, la questione terzini. Erkin è ai margini del progetto tecnico, Nagatomo convive con qualche acciacco, Santon, dopo un'estate valigia alla mano, non può essere il punto di ripartenza. In occasione del vantaggio rosanero, una condotta imperfetta. Dietro, la rosa è ridotta all'osso, le alternative sono sotto lo standard che compete a un club di prima fascia. Fondamentale mettere una toppa al tramonto di mercato per non vanificare l'ingente esborso delle ultime settimane.
L'immagine sottostante certifica il dominio territoriale dell'Inter. Diverse occasioni all'arco nerazzurro, fatale l'imprecisione sottoporta. 22 tiri verso i pali di Posavec, con il piede di Banega a costruire le miglioi opportunità dal piazzato.