"Siamo vivi, abbiamo coraggio e l'ambizione di essere pericolosi anche contro una squadra che vuole vincere in Europa" ha detto Paulo Sousa a fine partita. Una mentalità giusta, di un allenatore coraggioso che rifiuta le barricate anche se di fronte ha la Juventus, favorita d'obbligo per lo scudetto come ormai accaduto nelle ultime stagioni. Purtroppo le dichiarazioni non sempre corrispondono ai fatti che seguono e la dimostrazione di ciò è stato il primo tempo della partita dello Stadium. Un monologo bianconero che ha tenuto i viola confinati nella propria metà campo. Il tecnico portoghese ha provato ad imbrigliare la manovra juventina "facendo massa" in mezzo al campo, neutralizzando l'asse Bonucci-Dybala. La Vecchia Signora, però, quest'anno può contare su un giocatore come Dani Alves capace di accentrare su di sè la manovra, facilitando l'uscita dal pressing, duettando di prima con Khedira e lo stesso Dybala, o cambiando gioco per portare al cross Alex Sandro. Ed è quello che è successo. Infatti i bianconeri hanno sfruttato oltremodo le fasce e gli inserimenti dei centrocampisti, come nell'occasione del gol del vantaggio di Khedira.
Nella ripresa la musica non cambia anche se i bianconeri abbassano il ritmo evidenziando una certa difficoltà nella gestione del pallone senza dover obbligatoriamente "spingere". Ironia della sorte ecco il pareggio viola. Ilicic batte un calcio d'angolo, Alex Sandro sbaglia la marcatura e Kalinic batte un incolpevole Buffon con un bel colpo di testa. Parità. Un tiro e un gol per i viola, troppe occasioni fallite per i bianconeri. A quel punto il tecnico portoghese decide di passare alla difesa a 4 per cercare di portare a casa un punto, ma il cambio di modulo non viene assimilato nel migliore dei modi dai difensori viola infatti quando la Juventus, tornata ai ritmi del primo tempo, riparte in avanti è un gioco da ragazzi per Asamoah, servito da Alex Sandro, trovare l'accorrente Khedira che, tutto solo, può controllare e calciare in porta. Alonso si oppone come può ma sul rimpallo è bravo ad avventarsi Higuain e a spedire la sfera in fondo al sacco. Un pallone toccato, un gol e meritato vantaggio bianconero.
Nel complesso una sconfitta che ci può stare, meno per il modo. Kalinic là davanti è apparso troppo solo, deludenti le prestazioni di Badelj, Ilicic e Bernardeschi, anche se sono in pochi a salvarsi. Tra questi vi è sicuramente Federico Chiesa, 18 anni, figlio d'arte, promosso quest'anno in prima squadra dopo un'ottima stagione nella Primavera viola. Punta esterna che salta bene l'uomo impiegato da Paulo Sousa sulla trequarti a sostegno di Kalinic. Le premesse sembrano buone ma per capire se sarà un Joshua Brillante (un tempo contro la Roma ai tempi di Montella e poi "grazie e arrivederci") o un Bernardeschi la strada è ancora molto lunga.
Infine due parole sul mercato e sulla vicenda Rossi (subentrato a Ilicic a dieci minuti dalla fine). In difesa è ufficiale l'arrivo del difensore messicano Carlos Salcedo. Classe 1993, fresco di Olimpiadi con la selezione messicana, arriva dal Chivas Guadalajara in prestito con diritto di riscatto. Riguardo Pepito diciamo che non sembra aver preso benissimo la partenza dal primo minuto di Chiesa a suo discapito e anche il rapporto con il tecnico procede tutt'altro che serenamente. L'attaccante viola, infatti, ancora non ha capito cosa ne sarà di lui e rischia di ritrovarsi in un nuovo limbo senza arte nè parte. Dal canto suo Paulo Sousa ha dichiarato che "Giuseppe ci sarà utile", una dichiarazione che, per uno alla soglia dei trent'anni e con il contratto in scadenza a giugno, non è proprio il massimo. Vedremo se gli ultimi giorni di mercato saranno utili per risolvere la questione anche se i 2 milioni di ingaggio scoraggiano i possibili acquirenti.