La vittoria per 3-1 con l'Udinese - in rimonta - non apre confortanti prospettive. La Roma si impone all'Olimpico sul Napoli e sopisce le speranze nerazzurre. Resta un pizzico di rammarico, in casa Inter, per uno scorcio di stagione in chiaroscuro.

La roboante affermazione con la Juventus, nel secondo atto del doppio confronto di Tim Cup, rappresenta uno snodo cruciale, il punto di ripartenza. Una squadra con maggior autostima, in grado di produrre calcio senza esporsi. A fermare la cavalcata qualche passo falso, figlio di un progetto ancora in cantiere. 

"Dalla gara di Coppa Italia contro la Juventus abbiamo fatto molto bene, rimediando solo due sconfitte immeritate. Purtroppo, però, poiché stiamo lavorando per ricostruire, commettiamo delle ingenuità. In Italia non si aspetta, non abbiamo pazienza: un giocatore passa dall'essere un campione a un brocco con nulla".

Mancini racconta poi la metamorfosi del periodo recente. Nella fase iniziale di stagione, un via vai di interpreti e modulo, un'Inter mai simile a se stessa, spesso sfrontata, d'azzardo. Ora, col passare delle giornate, un passo indietro, uno schieramento definito, qualche ritocco per condizione e situazione, nulla più. 

"Abbiamo cercato di fare l'impossibile e, per come siamo partiti ad inizio stagione, avremmo potuto essere tra Roma e Napoli. Ad inizio gennaio, però, abbiamo perso troppi punti. All'inizio cambiavo spesso modulo perché le cose andavano bene, tutti i giocatori erano pronti e davano il proprio contributo. Negli ultimi mesi, invece, cambio poco, solo uno o due elementi".

Il tecnico si schiera in difesa di Thohir. Il tycoon osserva a distanza, ma è perfettamente integrato nella macchina nerazzurra, conosce le dinamiche del club e si interessa ad ogni aspetto. 

"Si dice che Thohir non sia abbastanza presente, ma io ho allenato in Inghilterra e lì non ho mai visto il presidente: secondo questa logica, il Manchester City non dovrebbero vincere... Io Thohir lo sento tutte le settimane e vedo la dirigenza ogni giorno"

Da gentiluomo la risposta a Simeone. Il Cholo, da Madrid, strizza l'occhio all'Inter, Mancini difende la sua panchina.

"Credo sia giusto che dica questo: è stato un giocatore di questa squadra ed è giusto che pensi che un giorno possa allenarla. Non possiamo allenare in due, non so tra quanto succederà e non è una cosa che mi dispiace. Credo solo che sia un bell'obiettivo e questo dimostra anche che l’Inter è un club ambito".