Un'idea, il 4-2-3-1, una necessità, non estremizzare troppo un undici profondamente rinnovato. Nel mezzo, una margherita di sfumature, l'occasione di proporre ogni volta qualcosa di diverso in base alle risposte dei presenti e alle caratteristiche degli avversari di turno. Nasce così l'Inter 2015/2016, forgiata su una base radicalmente nuova, in piena rottura con il recente passato, camaleontica, a tratti indecifrabile. 

Prende vita accompagnata dal macigno del fallimento - precedente - con l'obbligo di invertire la rotta, dopo il mercato corposo firmato Thohir. Profonda rivoluzione di difesa e inserimento di esterni in grado di soddisfare il credo di Mancini. 

Difficile chiedere il bello, importante modellare principi guida su cui poi lavorare con il tempo. Un patto col diavolo in nome del risultato, il bel gioco si fa da parte, perché la A non concede sosta. L'Inter, a ben vedere, ha da subito una sua struttura e fa delle incertezze una forza. Il gruppo parte sulla medesima linea e ognuno ha l'occasione per ritagliarsi uno spazio, portare un mattone. 

L'avvio è nel segno dell'equilibrio. 4-3-1-2, Mancini ricalca i mesi in archivio, concede ai suoi un'occasione di conoscenza. Una sorta di usato sicuro, per assimilare il ribaltone di mercato. Il trequartista non è un semplice rifinitore, un giocatore di tecnica superiore, veste, invece, i panni del collante, è un tuttofare, con gamba e spirito di sacrificio, in grado di fornire un utile appoggio alla mediana, di trasformare la squadra, dandole compattezza in fase di ripiegamento. Profili alla Brozovic, alla Perisic. L'ex Wolfsburg ascolta i dettami del Mancio e snatura la sua indole, da esterno a uomo di raccordo, soffre, imbrigliato, ma dice "sì", con entusiasmo, abbracciando il progetto in essere. 

4-3-1-2, co un collante tra i reparti

4-3-1-2, ma anche 4-3-3. Passo breve in realtà. L'Inter ha in rosa una batteria di trequartisti di qualità, ma un solo 9, Icardi, con Palacio credibile alternativa come riferimento centrale. Modellare l'undici è quindi operazione di semplice entità. Per allargare il campo e favorire gli inserimenti delle mezzali, aumentando in egual modo i rifornimenti al centro, grazie alle frecce laterali, utile proporre due interpreti in grado di saltare il rivale diretto sull'out - Perisic e Jovetic (Ljajic) ad esempio - con la prorompente presenze di Guarin o Kondogbia - per citare due nomi - nella terra di mezzo. La proposta di giocatori di differenti caratteristiche, vedi Ljajic e Perisic con l'Hellas, garantisce meccanismi snelli. Tecnico, propenso alla giocata il primo, pronto a buttarsi nello spazio, a indicare una soluzione il secondo. 

4-3-3 con due esterni d'attacco larghi

Dalla scacchiera d'attacco alla maginot difensiva. Occorre qui prestare attenzione all'evoluzione dell'Inter. La linea a 4 è la via predefinita, utilizzata con continuità fin dagli albori della stagione, ma non mancano pennellate di diversa tonalità, improvvise visioni, dai differenti esiti. L'Inter si pone a tre - decisione dell'ultima ora - in casa con la Fiorentina. Partita decisa dagli episodi, mezzora di crollo tecnico e mentale, una condanna alla "proposta" del Mancio. Il palleggio della viola incupisce la ruvida Inter, gli errori individuali firmano la partita. Il ritorno al 3-5-2 con il Torino, questa volta in trasferta. Mancini sceglie di mettersi a specchio con Ventura, di ricalcare lo schieramento del rivale, di fatto ponendo la partita su duelli individuali. Decide una zampata di Kondogbia e a sorridere, questa volta, è il tecnico.  

Il 3-5-2 proposto contro il Torino

Sì è detto, inizialmente, del 4-2-3-1, modulo vicino alle idee di calcio di Mancini. Il periodo pre-natalizio conferma la tendenza a una virata sempre più continua verso suddetta disposizione. Una cerniera fisica a centrocampo, Medel - Melo (Guarin), tre giocatori di qualità alle spalle di un riferimento offensivo. Mancini rinuncia a uno sviluppo di gioco, di fatto spezza l'Inter in due, con i due mediani chiamati a tappare le falle degli avanti e a chiudere a doppia mandata la linea di difesa e gli esterni bassi pronti, a turno, a garantire un'opzione di attacco. Tocca quindi a chi alberga a un passo dall'area altrui accendere la luce, specie a Ljajic, il giocatore più in forma del periodo in archivio da poco. Non manca nemmeno qui, come visto in precedenza, un giocatore in grado di sdoppiarsi, dando stabilità. Con la Juventus, per riportare un caso in superficie, Brozovic, perfetto nell'iniziare da laterale alto di destra, per poi accorciare nel mezzo. Come il croato, Biabiany, ripescato da Mancini. 

La versione più estrema del 4-2-3-1, con Guarin in mezzo e 4 giocatori offensivi

In chiusura, un'ultima variante, vista nell'incontro con la Sampdoria. L'Inter ad albero di Natale, con quindi due giocatori, vicini, nella zona centrale del fronte offensivo, alle spalle della punta di ruolo. Palacio e Perisic a Marassi. Una sorta di ingorgo per togliere ossigeno alle ripartenze dell'undici nemico e cogliere frutti dal moto perpetuo dei due, dall'intelligenza dell'argentino e dal passo del croato.