Una notte per cuori forti che accentua la consistenza della Lazio, senza nasconderne i limiti. Una manciata di minuti, il destino si capovolge. La Lazio, famelica, sbatte sul palo - Hoedt - e sulla traversa - Mauri - poi, su un semplice rilancio, cade. Mauricio svirgola l'aggancio, dando vita ai cattivi presagi precedenti e tenta, vanamente, un recupero in scivolata. Aggancio e rosso. L'Olimpico ribolle. Il piano tattico si inverte, il Rosenborg prende il pallino del gioco, la Lazio diventa squadra d'attesa e controfuga.
La prima vittoria di Pioli è nel cambio. Dentro Gentiletti per ricostruire la linea a quattro, fuori Onazi, l'unico interditore, Mauri abbassato in mediana. Un segnale ai suoi e agli avversari, si gioca anche in 10. Il vantaggio è frutto del talento di Candreva - carezza d'esterno in profondità - e dell'anima da centravanti di Matri, pronto a sfruttare la sua serata.
Il bosniaco alleggerisce con qualche sgroppata, ma è di Radu la soluzione all'enigma, scappa in area e cade a contatto con De Lanlay. Penalty, Candreva come detto, in due tempi. Bella la Lazio, nel suo incedere d'attacco. Poche soluzioni, ma sempre utili, efficaci, portate a compimento. Tre punti che allontanano il Dnipro e cancellano Reggio Emilia. Nella serata delle assenze e dei cattivi presagi, una spallata convinta ai detrattori, in attesa di una cerniera difensiva più solida.