"Non succedeva dal febbraio 1999", avrò sentito questa frase almeno cento volte in questo periodo. Complice la pausa per le nazionali ormai sono circa tre settimane che la Fiorentina è capolista solitaria. E allora mi sono concesso qualche volo pindarico. L'espressione, infatti, calza a pennello poichè viene utilizzata per indicare persone che tendono a proiettarsi in un mondo a sè stante, irreale. Ed allora, mantenendo i piedi ben saldi per terra come vogliono i dettami di Paulo Sousa e del mio amico Riccardo, torno a quel febbraio 1999. In panchina sedeva Giovanni Trapattoni, oggi tenero commentatore delle partite della Nazionale, ai tempi dominatore di qualsivoglia campionato europeo (Inter, Bayern Monaco, Salisburgo, Benfica giusto per indicarne alcuni). Attraverso la posa accosciato davanti alla panchina e soprattutto per mezzo del suo inconfondibile fischio il mister aveva creato un automatismo rude ma efficace che aveva i suoi pilastri nella spina dorsale formata da Toldo, Rui Costa e Batistuta.
Assieme a loro vi era una banda di onesti lavoratori e faticatori del pallone. Dall'ex juventino Torricelli passando per Repka, Firicano, Padalino fino ad arrivare a Cois, Amoroso, Ficini, Morfeo e "Spadino" Robbiati. Capitolo a parte merita la figura di Edmundo, una sorta di personaggio mitologico metà O'Animal e metà Carnevale di Rio. L'unico che sia riuscito a far impazzire di gioia e, qualche mese dopo, di amarezza mista a rabbia tutta una città. Il 4 ottobre 1998, infatti, si giocava la quarta giornata del girone d'andata: Fiorentina-Udinese con i viola primi in classifica dopo le vittorie con Empoli, Vicenza e Milan (tripletta di Batistuta di cui uno con un missile su punizione a due in area di rigore). La partita però non si sbloccava fin quando, durante l'ultimo giro di lancette, Edmundo prende palla e si invola verso l'area di rigore friulana. Uno-due con Rui Costa e palla in fondo al sacco per la rete del vantaggio e i tre punti che consentono di rimanere in testa alla classifica.
Una sensazione meravigliosa, una goduria però destinata a durare troppo poco, più precisamente fino a febbraio, fino all'inizio della saudade del suo Brasile, del suo Carnevale di Rio. Inoltre, nello stesso periodo, il 7 febbraio 1999, durante la gara interna contro il Milan, si infortunò Batistuta. La macchina costruita da Trapattoni aveva perso così due tasselli fondamentali e fu così che cominciò a rallentare subendo qualche battuta d'arresto di troppo. I sogni di gloria sfumarono lentamente e la squadra viola retrocesse ad un terzo posto finale amaro come non mai. Proprio per questo motivo il popolo viola ha imparato che i voli pindarici sono leciti e che "sognare è il primo passo per raggiungere qualsiasi traguardo" così come è importante tenere i piedi ben saldi per terra in modo da evitare che il sogno si infranga di nuovo, prima ancora di diventare realtà.
Per togliersi qualche dubbio, comunque, basterà aspettare le prossime tre partite. Napoli, Roma e Verona saranno il banco di prova definitivo per una squadra che nel prossimo mese saprà quale potrà essere la sua "reale dimensione", termine che i tifosi viola conoscono fin troppo bene.