Dalle tribune di San Siro, qualcuno, durante la gara con l'Empoli di ieri sera, si sarà sporto in avanti per osservare la panchina del Milan. Per essere sicuro che quella di ieri sera fosse la prima partita casalinga del nuovo campionato e non una prosecuzione di quello della scorsa stagione. I dubbi sono aumentati quando il tifoso in questione non ha visto Filippo Inzaghi nell'area tecnica, ma Sinisa Mihajlovic.

La partita di ieri non va analizzata dal punto di vista del risultato, del gioco o della tattica. Si tratta di elementi molto importanti nel gioco del calcio, ma che non possono prescindere da un altro fattore, il più difficile da allenare: quello mentale. Il Milan in questo momento è una squadra bloccata in questo senso, impaurita, con addosso quell'agitazione e quell'ansia che ti bloccano all'improvviso. Mihajlovic se ne è accorto e non lo ha nascosto nel post partita di San Siro. Le sue idee, i suoi concetti, la sua visione del calcio può essere entrata nella testa dei giocatori, può averli convinti che sia la strada giusta per tornare grandi. Non basta però. Il compito più difficile per l'allenatore serbo sarà quello di entrare nella testa dei giocatori e convincerli a rischiare, a non accontentarsi della giocata semplice, scolastica, elementare.

Innumerevoli i passaggi in orizzontale, all'indietro, semplici e banali, quasi più per liberarsi del pallone che non per cercare la via del gol. Oltre a questo più di una situazione in cui Diego Lopez non sapeva letteralmente a chi giocare il pallone, vedendo davanti a sè dieci compagni in attesa che qualcun altro si assumesse la responsabilità di iniziare l'azione. Blocco mentale e mancanza di elementi con una personalità adatta a sfidare i mugugni di San Siro, mai facili da gestire. I tifosi, si sa, sono umorali, la loro curva sentimentale procede fra picchiate improvvise e rapide risalite, basta un episodio per percepire un cambiamento. Se sei a San Siro, con la maglia del Milan, tutto questo deve essere considerato in maniera esponenziale nella sua crescita.

A costo di essere noiosi bisogna ripeterlo con forza. In due mesi non si può cancellare quanto successo in due anni, sarebbe riduttivo e semplicistico. Ci si può accorgere degli errori e di quello che non va per provare a cominciare un percorso di cambiamento. Non sarà breve, non sarà indolore. Occorrono pazienza e costanza. Con un'aggiunta di livello internazionale da cercare negli ultimi due giorni di calciomercato. Per cercare di evitare anche in questa stagione un film già visto.