Estate 2013, il direttore sportivo della Lazio Igli Tare vola in Brasile per prendere un giocatore che in quel momento è sconosciuto a molti ma non ai brasiliani.
Infatti Felipe Anderson gioca nel Santos al fianco di giocatori del calibro di Paulo Henrique Ganso e Neymar. Nonostante la loro presenza riusce a mettersi in mostra grazie alla sua velocità e tecnica. Di queste qualità s'innamora subito Tare che con un operazione economica non troppo esosa ( 7,5 milioni ) lo porta a Formello.
Il giovane brasiliano non riesce da subito ad integrarsi nella realtà italiana e capitolina. Ritmi più alti negli allenamenti, molti esercizi atletici, molta palestra e poco pallone. Ma anche poco campo, infatti Felipe Anderson con Petkovic non gioca quasi mai e quelle poche volte che il tecnico laziale punta su di lui, ne rimane deluso per le opache prestazioni. Lo stesso giovane brasiliano racconta durante la sessione di mercato di Gennaio 2014 di voler tornare in patria perchè ne è nostalgico e soprattutto perchè non è riuscito ad ambientarsi nel calcio italiano, imputandolo di poco divertimento e troppa tattica.
Dopodichè Lotito esonera Petkovic e chiama sulla panchina biancoceleste Reja, il quale riesce a convincere F.Anderson a rimanere a Formello. In effetti col tecnico friuliano le cose migliorano leggermente, in quanto fa qualche presenza in più e soprattutto sforna prestazioni che cominciano a far ricredere i tifosi laziali sulla sua valenza all'interno della squadra. Ma in estate una nuova rivoluzione tecnica adoperata dal presidente, invoglia il brasiliano ad andarsene. Quando tutti sono convinti di una sua imminente partenza ecco arrivare Stefano Pioli che da una nuova chance all'ex Santos.
Dopo i primi allenamenti il tecnico ne rimane stregato e decide di porlo al centro del suo progetto tattico. Infatti è proprio con l'attuale allenatore della Lazio che Felipe esplode, cominciando a collezionare partite da titolare e gol. Più passano i mesi, più i biancocelesti non possono fare a meno del loro n. 7. Fino ad ora, in 44, 10 reti.
Nessuno come lui riesce ad abbinare velocità, tecnica, dribbling e freddezza sottoporta. Un vero giocatore completo che trascina la sua squadra alle semifinali di Coppa Italia ed al 3° posto in campionato. La società, Pioli e tutti i tifosi biancocelesti capiscono che non si può minimamente fare a meno di lui. Nonostante il periodo positivo Felipe decide comunque di mantenere un basso profilo infatti non vuole essere nè paragonato a Cristiano Ronaldo nè visto come trascinatore della squadra. Lui si considera come uno dei tanti che vuole dare il massimo quando va in campo, divertendosi e facendo divertire chi lo circonda.
Il momento più bello della sua carriera risale al gol realizzato nel derby anche se non è valso a molto. Ma siamo solo all'inizio, l'avventura di Felipe Anderson è ancora tutta da scrivere, per le fortune della Lazio ed i timori degli avversari.