Inter - Lazio, crocevia europeo, prova di maturità. Roberto Mancini abbraccia un passato oggi nemico e si carica sulle spalle l'Inter titubante di inizio stagione. Occorre pensare in grande, senza chinare il capo o lasciarsi andare a facili entusiasmi. Un progresso costante per completare una crescita necessaria. Incastonare un tassello alla volta, senza pensare a sfide impregnate di storia e battibecchi. C'è la Juventus, ma l'arrivo a San Siro della Lazio è oggi problema impellente. La squadra di Pioli ambisce a posizioni di vertice ed è test probante, per mentalità e carattere.
"Avendo perso due volte non posso essere soddisfatto del mio primo mese di Inter, ma sono contento del lavoro fatto con i ragazzi e dei loro progressi. Giusto credere al terzo posto, ma non ha senso parlarne nello spogliatoio dopo una vittoria e non farlo se invece perdiamo. Sono convinto che è ancora lunga e che al momento giusto in lotta per la Champions ci saremo anche noi. A Verona ho visto bene la squadra, ma anche la settimana prima avevamo fatto un ottimo primo tempo contro l'Udinese. Poi è chiaro che ci serviva una vittoria. Altro che Juventus alla ripresa, ora dobbiamo pensare solo a fare punti contro la Lazio, che gioca un ottimo calcio e non ha raccolto i punti che meritava. Sarà una gara difficile, ma noi dobbiamo pensare a imporre il nostro calcio".
L'assenza forzata di Osvaldo - liberato per un pronto rientro in Argentina dopo il lutto familiare - inibisce ogni idea offensiva, lanciando, ancora una volta, il duo Icardi - Palacio. Salta il possibile riposo per il trenza, mentre in mediana la nota lieta è Hernanes. Il brasiliano siede in panchina, in attesa degli eventi. Probabile l'ingresso a partita in corso per ritrovare gamba e lucidità contro il recente passato. La qualità di Hernanes abbinata al talento di Kovacic, questa la ricetta di Mancini.
"Ritrovo anche Hernanes, che sta meglio anche se non può ancora giocare una gara intera. Verrà in panchina e potrebbe entrare. Kovacic? Deve essere quello che cambia una partita, come ha fatto a Verona, anche se è chiaro che non può succedere sempre e non può fare un gol a partita. Mateo può benissimo convivere con Hernanes, un giocatore molto duttile che può ricoprire più ruoli. Sono convinto che i grandi giocatori se ci credono possano giocare insieme"
(Su Osvaldo) "Un'assenza pesante, farlo giocare titolare era una possibilità. Palacio? Se avessimo più attaccanti è ovvio che avremmo scelto di farlo riposare per recuperare al meglio dal fastidio alla caviglia, che comunque è in miglioramento. Invece stringe i denti con la solita generosità. E sta facendo comunque bene, gara col Chievo compresa. Ora poi arriva la sosta che potrà soltanto giovargli".
Il tecnico si sofferma poi sulla diatriba tra Conte e i club di A. Il Ct reclama a gran voce incontri atti a costruire, plasmare, la Nazionale del futuro, ma dal fronte opposto c'è l'ostruzionismo delle società della massima serie. Gli impegni dei singoli e l'interesse collettivo, argomento scottante, soluzione complessa "Ci sono molte cose sulle quali mi trovo d'accordo, lo capisco, lui è il ct e avrebbe bisogno di più tempo, ma è un problema che riguarda tutti i commissari tecnici. Sul fatto di iniziare prima il campionato sono totalmente d'accordo, ma anche di dargli i giocatori per una volta per me non comporta nessun tipo di problema, anche perché so che lui lavora bene".
La chiusura sul mercato "Il punto lo abbiamo già fatto, dopo un mese ho le idee più chiare sulla rosa. Di sicuro ci servono due esterni d'attacco che siano fortissimi, completi, veloci e facciano gol. I due che cerchiamo davanti devono fare la differenza, e serve che sappiano fare tutte e due le fasi, anche quella difensiva". Tra ironia e realtà una richiesta d'aiuto in tempo di fair play finanziario e difficili operazioni economiche.