Roberto Mancini come collante tra l'Inter e Moratti, tra Moratti e Thohir. Una figura centrale, una calamita in grado di catalizzare le attenzioni di tutto il panorama nerazzurro. Mancini piace, a tutti. In primis a Moratti, a cui meno piaceva Walter Mazzarri. Le scaramucce del passato riemergono nascoste da un'attenta dialettica nelle parole rilasciate dall'ex patron alla festa del calendario Pirelli.
Le frecciate a Mazzarri, il botta e risposta a distanza con l'allenatore di San Vincenzo, fino alla rinuncia della carica di Presidente onorario, Moratti lascia più volte intendere di non gradire la gestione Inter della prima parte di stagione. Lo fa presente soprattutto a Thohir e anche l'indonesiano, dopo un iniziale scetticismo, si convince. Una scossa per surriscaldare un ambiente depresso dall'atteggiamento, più che dalla mancanza di capacità, di Mazzarri.
"Non ho mai visto prima un allenatore così inviso alla piazza. Lui è una brava persona, ma il carattere non lo ha aiutato, è un apprensivo: alla fine rischiava di non capirci più niente".
Il meglio sulla piazza, Mancini appunto, per riportare sorriso e entusiasmo. "Pochi hanno vinto come lui all’Inter, vorrà pur dire qualcosa. Serviva qualcuno di cui la gente potesse fidarsi. Non c’erano molte alternative. Io l’ho detto a Thohir: Mancini o Leonardo, erano due i nomi". Infine su Thohir "Diamogli tempo, l’unico suo problema è che vive lontano e fa più fatica a capire cosa sta succedendo qui. Certo è che prendendo Mancini ha dato anche prova di solidità economica, molti avranno pensato: beh, allora questo i soldi ce li ha".
Fonte Gazzetta dello Sport