Partita non particolarmente bella al Bentegodi di Verona. La Lazio passa in vantaggio nel primo tempo con Lulic ma si fa recuperare nel secondo regalando un rigore ai padroni di casa (trasformato poi da Toni) per colpa di un errore di Cavanda. La squadra di Pioli terminerà in dieci per espulsione di Cavanda ma riuscirà a mantenere il pareggio fino alla fine.
Formazioni – Poche novità nelle scelte di formazione nel turno infrasettimanale. Mandorlini recupera Rafa Marquez (tornato dalla squalifica) ma perde Marques, schiera perciò la coppia di centrali composta dallo stesso Marquez e da Moras. La sorpresa riguarda l'attacco: fuori Juanito Gomez e dentro Jankovic, inoltre confermato per la seconda volta dal primo minuto Nico Lopez (sulla fascia destra). Pioli, invece, risponde mettendo in panchina Felipe Anderson con Lulic, titolare, in attacco e sostituendo Cana (oggi assente) con Ciani. Ancora panchina per Klose.
Se cercavate del bel calcio, avete sbagliato serata. Verona e Lazio, questa sera, non ci hanno offerto la crème de la crème del calcio italiano, nonostante la squadra di Mandorlini sia un gruppo interessante e nonostante la Lazio stia man mano migliorando dopo un brutto avvio di stagione. Osservando la prima frazione di gara, si capisce come la partita sia un cubo di Rubik e che sia i gialloblu che i biancocelesti non facciano le mosse giuste per sboccarla. Il Verona produce lo stesso schema per quarantacinque minuti (e più): lanci lunghi per Toni, palla continuamente in avanti a cercare sempre e solo il numero #9. Le squadre si studiano e si temono. Al terzo minuto arriva uno dei pochi fatti degni di nota: il difensore olandese De Vrij tocca di mano, dentro l'area, un passaggio di Jankovic per Toni (che già era volato via dietro la difesa avversaria). I padroni di casa reclamano rigore, un rigore dubbio ma che non verrà assegnato. La palla passa in mano agli ospiti ma gli uomini di Pioli mostrano poche idee in fase di costruzione di gioco, tanti errori tra centrocampo e attacco (Djordjevic lotta su ogni pallone aiutandosi col fisico ma non riesce mai ad andare in porta), e – discorso esteso alle due squadre – grosse difficoltà nel giocare la palla a terra: infatti, alla mezz'ora di gara Biglia (lasciato veramente troppo libero oggi ma che non ne approfitta mai di questo) inciampa sulla sfera, Martic vede solo Toni come compagno di squadra e si impunta nei lanci verso di lui (spesso sbagliati), Tachtsidis e Campanharo sono troppo macchinosi e non servono bene l'attaccante, Onazi gioca una partita ad intermittenza. La prima vera azione è un'iniziativa di Parolo: l'ex Parma fa un bell'inserimento, decide di allargare il gioco sugli esterni, parte il cross a centro area per la testa di Djordjevic. Conclusione del centravanti laziale che impegna Rafael ma che non lo coglie di sorpresa. Ad azione corrisponde una reazione: al 20' il guardalinee annulla – giustamente – un gol a Toni per fuorigioco (quasi Radu rischia, se avesse fatto mezzo passo più avanti, di renderlo valido). Quando si scorge all'orizzonte il tramonto del primo tempo col risultato fisso sullo 0-0, Moras fa un regalo agli avversari e lascia che Lulic segni l'-1-0.
Nella ripresa subito due cambi per Mandorlini: fuori Martic per Sorensen e fuori Jankovic per Juanito Gomez (non cambia nulla tatticamente). Proprio il neoentrato Sorensen regala il primo brivido del secondo tempo con un colpo di testa. Pochi minuti dopo Hallfredsson (di gran lunga il miglior del centrocampo gialloblu) recupera una palla, lascia a Gomez, il quale crossa per Toni. Sono bravi i centrali della Lazio a tenere a bada il Luca nazionale (a turno, i due lo marcano stretto) in quest'occasione ma non subito dopo quando Ciani arriva in ritardo e lo lascia libero di colpire di testa. Nonostante le occasioni gialloblu (che come si può notare arrivano solo da errori biancocelesti), è la Lazio a mantenere il possesso palla ed a tenere sotto controllo la gara (complice anche la stanchezza che comincia a farsi sentire, il primo a crollare è Nico Lopez). Tuttavia, le sorti si ribaltano: al 67' Cavanda, già ammonito, trattiene per il polso Juanito Gomez, troppo
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