È un Thohir a tutto tondo quello che interviene da Londra, presente tra gli ospiti d’onore del Leaders Sport Business Summit a Stamford Bridge, sul delicato momento dell’Inter. E non solo. Tante le tematiche affrontate. Dalle questioni legate all’espansione del brand e allo stadio, alla scelta, avvenuta un anno fa, di acquisire la società nerazzurra, all’organizzazione societaria, alla passione per il calcio.
Che il momento sia delicato è ormai chiaro a tutti e il Presidente sarà a Milano già domani, in anticipo rispetto ai piani che lo vedevano approdare nella città della Madonnina tra una settimana. È però un Thohir dallo spirito distensivo che conferma la fiducia a Mazzarri e chiede di aver pazienza ai propri tifosi.
“La A è dura e competitiva, dobbiamo avere pazienza e lasciare che il mister faccia il suo lavoro alla ricerca di soluzioni migliori per la squadra.”
È un Thohir che sembra voler dire “faccio quel posso”, con i limiti che la distanza impone ad una gestione societaria anche nei momenti di difficoltà.
“Per dirigere bene una compagnia bisogna starle vicino e io cerco di farlo il più possibile, ma allo stesso tempo è importante avere dei manager che possano quotidianamente occuparsi della Società e io ho degli ottimi manager che lo stanno facendo", sottolinea all'inizio del suo intervento quando gli viene chiesto come possa fare a gestire l'Inter vivendo a Giacarta ed essendo anche proprietario di un altro club di calcio negli Stati Uniti, il DC United.
"Per essere presente provo ad essere a Milano una volta al mese, mentre in America tre volte l’anno. Ricevo periodicamente rapporti sulla squadra. Abbiamo portato tanti buoni dirigenti negli ultimi sette mesi all’Inter. Ci vuole passione, per il calcio e per il business, ci vuole competenza: i miei manager ed io ce l'abbiamo. Il calcio è un prodotto mediatico ma anche di consumo, bisogna dare degli obiettivi ai dirigenti e affidarsi a gente qualificata.”
Idee molto chiare anche in relazione all’estensione del brand Inter in Asia, da sempre tra gli obiettivi principali della nuova dirigenza.
“Non si può non guardare all'Asia in questo momento se si pensa all'espansione del brand e noi lo stiamo facendo: abbiamo grandi progetti non solo per l'Italia ma anche per gli Stati Uniti e appunto per l'Asia. Stiamo lanciando attività di vario tipo, alcune sono già funzionanti, ma le stiamo espandendo anche in altri paesi: penso per esempio alle nostre Academy nel mondo. È indubbio che l’Europa sia la zona economicamente più forte ma l’asia sta crescendo. Partiamo dalla cultura italiana, dalla passione italiana per il calcio, per cercare di renderla conosciuta nel mondo il più possibile, anche con un maggiore sviluppo dei digital media. L'Inter ha tantissimi tifosi in tutto il mondo, quasi 90 milioni, ma addirittura 260 milioni sono i fan potenziali che l'Inter può raggiungere e 165 sono asiatici. Abbiamo inaugurato tre canali digitali in Indonesia, lanciato tre accademie in Cina, una in Giappone, una in India e stiamo lavorando per l’Arabia Saudita. Ci vuole engagement, i tifosi vanno coccolati, vanno fatti sentire parte della nostra famiglia nerazzurra. Abbiamo già ottenuto risposte positive, e abbiamo grandi progetti in proposito. Dobbiamo anche potenziare le capacità della città di Milano che non è solo calcio."
Argomento da non prendere sotto gamba quello del nuovo stadio, discorso che tocca sia Inter che Dc United.
“Nella MLS sedici squadre su venti hanno un proprio stadio, questo è fondamentale per competere con gli altri club. Nell’Inter la maggior parte degli incassi deriva da altro. Non è ovviamente la stessa cosa avere uno stadio da soli o condividerlo con un altro club. Noi in proposito ci stiamo confrontando in maniera costruttiva con il Milan, è normale cercare di capire cosa entrambe le parti vogliano fare, perché è normale che un club arrivi ad avere l'esigenza di un proprio stadio, per noi e per loro è normale. Lo stadio però va utilizzato tutto l'anno, non solo per le partite: la casa dei tifosi deve essere funzionante 365 giorni e noi stiamo lavorando per capire come creare quotidianamente questo coinvolgimento, giorno dopo giorno. E' importante per il club di per sé ma anche per tutta la Serie A in generale. Ma far rendere San Siro non è semplice perché ha una capienza di ben 80 mila persone quando termineranno i lavori per lo stadio del Dc sarà utilizzato non solo per il calcio ma anche per altri eventi e sport."
E ancora: “Il fatto di avere un proprio stadio non è abbastanza, più importante è il business nello stadio. I Tifosi devono poter interagire digitalmente con la squadra, inviare messaggi, connettersi facilmente al wi-fi ed essere coinvolti. Ne stiamo parlando con la Città di Milano per far sì che questo progetto vada in porto.”
Infine, il presidente nerazzurro, ha sottolineato la differenza tra il mercato americano e quello europeo: "Ci sono differenze tra il modello Usa e quello europeo: in Usa non ci sono retrocessioni ma ci sono grandi e piccoli mercati. Il proprietario di un club che agisce sul piccolo mercato deve cercare le strade giuste per competere. In Europa invece ci sono i grandi club ma anche i club medi. Il nuovo fair play finanziario sta limitando le possibilità dei club favorendo le big. Capita così che in tanti club europei non si paghino gli stipendi e i proprietari scelgano di lasciare."