Leader indiscusso anche senza la fascia di capitano, anche se ha qualche anno in meno di tutti, ovunque vada. Relativamente piccolo, all'anagrafe, ma non per forza meno forte degli altri. “L'importante é essere campioni nella mente”, dicevano, e lui questa frase ce l'ha ben impressa. In Italia non diamo spazio ai giovani, forse è vero, diciamo che non sono ancora pronti, che in realtà non lo sono mai, ma lui lo é, lui si è già ritagliato il ruolo in una squadra di serie B ed è maggiorenne da solo pochi mesi. Parliamo di Vittorio Parigini, classe 1996, professione attaccante (e studente).
Parigini nasce a Moncalieri, in provincia Torino perché suo papà Claudio è piemontese ma malgrado le origini settentrionali il ragazzo è fiero anche del piccolo comune campano – Atripalda - da cui proviene sua mamma Rosa Giugliano. Contrariamente alla tradizione, non è suo papà a far sbocciare in lui l'amore per il pallone ma proprio sua mamma, che lo portava spesso, fin dalla tenera età, sui manti erbosi dei campi da calcio a rincorrere il pallone. All'età di dieci anni, mentre giocava per l'FC Pancalieri (società dilettantistica), Silvano Benedetti, responsabile del settore giovanile del Torino, si segna il suo nome sul taccuino. Pochi giorni dopo chiede che quel giovane ragazzino faccia un provino per il Toro. Accordato. Il programma iniziale prevedeva tre giorni di test ma Parigini convince in un'ora. Viene inserito nella categoria Pulcini dei granata.
Nei Pulcini viene impiegato prima punta, sviluppa il senso del gol, fino a quando l'allenatore dei Giovanissimi Nazionali (sezione con cui è autore di ben ventiquattro dei settantasette gol nel solo periodo tra il 19 settembre ed il 1 maggio 2011), Roberto Fogli, lo sposta come esterno destro d'attacco, ruolo che occuperà anche nella Nazionale Under 15 e Under 18 (in quest'ultima, oggi, è stato arretrato anche a centrocampo). Come esterno destro d'attacco dà il suo meglio. Lo nota Moreno Longo, allora allenatore della Primavera del Torino che lo lancia nel 4-3-3 nella Viareggio Cup, quando era ancora giovanissimo, contro ragazzi più grandi: Parigini si esalta e non delude, regala magie ed incanta il pubblico. La favola non ha però un bel lieto fine: Il Toro si fermerà ai quarti di finale perdendo ai rigori contro l’Anderlecht che poi si aggiudicherà la competizione.
Grande forza fisica, buona tecnica, accelerazione ed esplosività sono le qualità che descrivono Vittorio. Si giocherà fino all'ultimo con il napoletano Tutino il posto a destra in attacco all'Europeo ed al Mondiale Under 17 (l'allenatore della “giovane” Italia a quei tempi era Zoratto). Prima dell'esplosione in Nazionale, Parigini alla final eight del campionato Primavera aveva incantato gli osservatori di Inter e Manchester City che avevano sondato il terreno con il suo agente Giorgio Parretti. Il Toro ha scosso la testa: niente da fare, non è in vetrina. A Ventura e Petrachi Parigini è sempre piaciuto e fu proprio il ds del Torino a comunicargli la proposta della Juve Stabia, squadra di serie B, che Vittorio accolse con piacere.
Il futuro è quindi la Juve Stabia. Parigini arriva nel 2013 e il tecnico Braglia gestisce coi tempi giusti l'inserimento del piccolo talento tra i grandi: lo fa esordire al 70' nella trasferta a Pescara due giorni dopo il suo arrivo, gli concede successivamente mezz'ora in casa dell'Avellino (grande prestazione) e gli regala la maglia da titolare in casa contro il Trapani. In tutto, nell'annata 2013-2014 sotto la guida prima di Braglia e dopo l'esonero di questo, di Pea, Parigini colleziona 14 presenze (5 da titolare). Non male per un (allora) fresco diciassettenne. Purtroppo, però, il suo apporto non è abbastanza: la Juve Stabia scende in serie C.
Tornato soddisfatto, nonostante tutto, dal prestito alla Juve Stabia, il Torino spinge il giocatore per un'altra esperienza in B, meta gradita a Parigini che non ha nessuna paura di confrontarsi con giocatori già fatti, e subito prepara, sotto il caldo sole estivo del 2014, le valigie per l'Umbria, direzione Perugia, dove si sistemerà per un anno (la stagione 2014/2015). Cosa non gli fa pesare i continui spostamenti alla sua giovane età? Il fatto che ogni venerdì la sua famiglia parte da Torino e va a fare il tifo per lui in ogni gara.
La tecnica invidiabile ed il cambio di passo in accelerazione spesso incontenibile per i coetanei sono le armi più letali nel proprio repertorio, mentre puntare lateralmente il marcatore diretto in velocità per poi accentrarsi verso la porta è un po’ il marchio di fabbrica che lo contraddistingue. E' attualmente l'unico classe 96 assieme a Donato Lenoci negli Allievi Nazionali. Più che occasionalmente è capace anche di sistemarsi sulla trequarti. Il Torino spera di aver trovare il suo Cerci del futuro, Parigini intanto si gode l'ingenuità peculiare dei suoi anni e rincorre il pallone su un nuovo campo da calcio, proprio come faceva quando c'era sua mamma affianco. E noi aspettiamo, ammiriamo e lo lasciamo crescere. Che sia il nuovo Cerci o no, siamo pronti a scommettere sul suo radioso futuro.