Parla Micah Richards al Guardian, noto giornale britannico, riguardo al pianeta Fiorentina, un nuovo mondo tutto da scoprire, parla del nuovo allenatore, e non perde tempo per fare riferimento anche al passato e soprattutto a Mario Balotelli...
"Guardando al lato economico, avrei potuto tranquillamente restare in Inghilterra - sottolinea Richards - Non parlo italiano e non conosco ancora nessuno qua a Firenze, ma ho avuto subito la sensazione di fare la cosa giusta, venendo in Italia. E' un bel campionato, un posto bellissimo e con uno stile di vita incredibile. In più, la gente si è dimostrata subito molto amichevole".
Qualche parola sugli allenatori, prima su uno del passato, Mancini, che nel 2012, quando Richards era al City, diede lo stop al trasferimento del giocatore in maglia bianconera (alla Juventus): "Era un duro, diceva esattamente quello che pensava, mi chiamava Swarovski, perché diceva che ero fatto di vetro. Non era mai soddisfatto e questo, in un certo modo, ci ha aiutato a vincere il campionato. Resta un modo di fare buono e cattivo allo stesso tempo, ed è forse la causa della sua parabola discendente al City. Comunque, posso solo parlare bene di lui, con Mancini ho giocato il mio miglior calcio".
Poi esprime le sue prime impressioni su Montella: "C'è la lavagna tattica, e nelle riunioni ci spiega come dobbiamo giocare. Durante queste riunioni, io penso: non capisco nulla di quello che sta dicendo". Così chiedo a uno dei miei sette compagni che parla inglese, poi scherzando dico "Dai, ha giocato nel Fulham, sicuramente può spiegarcelo in inglese". Poi arrivano gli altri compagni e mi dicono più o meno così: "You... player... shoot!" (Tu... giocatore... Tira!, ndr) In effetti, so cosa vuol dire "shoot". So anche che le cose sicuramente miglioreranno". Ma il giocatore non si scoraggia: "Ho sempre voluto imparare un'altra lingua, solo che pensavo sarebbe stato lo spagnolo o il francese. Adesso voglio interagire correttamente in italiano".
Inevitabile non toccare l'argomento Mario Balotelli con lui: "E' matto, ma è un ragazzo d'oro” (poi facendo riferimento a quella lite in allenamento) “Stavamo giocando 5 contro 5 e stavamo perdendo perchè Mario non aveva attivato il suo contapassi. Lo richiamai e lui iniziò ad agitarsi e a imprecare in italiano, io in quel momento persi a mia volta la calma. Più che altro, c'erano fotografi ovunque in quel periodo al City, quindi ogni cosa era di dominio pubblico". Ancora, continua su Mario ma questa volta racconta il rapporto tra il Mancio e l'attuale giocatore del Liverpool: "Non iniziò per un ritardo di Mario, quanto perchè lui non dava retta a Mancini durante le spiegazioni tattiche. Ma si vedeva che il loro era quasi un rapporto padre-figlio, più che allenatore-giocatore".
Infine, come in un giochino, definisce i nuovi compagni: Rossi è “la stella”, Cuadrado è l'”incredibile”, Gomez quello “davvero forte”. E lui spera di conquistare presto i tifosi come hanno fatto loro.