Ecco le dichiarazioni di Moratti, che comincia parlando della genesi del rapporto con l'Inter: "La storia d'amore tra Inter e la famiglia Moratti e' iniziata 50 anni fa con mio padre, forse prima con mia madre, che e' stata la prima tifosa dell'Inter a portare mio padre a Roma per Lazio-Inter e mio padre divenne tifoso. A distanza di tanti anni è capitato anche a me e sembrava quasi una linea che dovevamo riprendere. Qualcosa che sentivamo, dovevamo tornare all'Inter e lo abbiamo fatto con molto entusiasmo". L'ex presidente poi spiega il perchè della cessione e la fiducia data a Thohir: "Trovo sia giusto, c'e' un momento in cui devi mettere il futuro in mano a chi ha lo stesso entusiasmo, la stessa forza. Bisogna sentirsi indispensabili quando si fa una cosa, così si è pronti a tutto. Poi bisogna essere consapevoli che i tempi cambiano. L'idea di cedere è nata appena dopo il Triplete e poi si è concretizzata adesso, con questa opportunità che nasce dal desiderio della persona che poi si è presentata, anche se c'erano state altre possibilità prima''.
"Il momento più difficile è stato quello del passaggio finale, perché devi fare in modo che la persona che raccoglie la società sia all'altezza, per quello che si aspetta la gente, non è come la decisione di prendere l'Inter, lì la difficoltà si supera con l'incoscienza e rende tutto più semplice. Il momento più felice è stato la vittoria della Coppa dei Campioni, anche se uno si aspetta sempre qualcosa in più di quello che è. Quando fai qualcosa pensi sempre al domani, quindi sei felice, ma senti sempre la responsabilità di pensare oltre" La scelta ricade sul tycoon indonesiano principalmente per il suo carattere: "E' molto attivo, un lavoratore attento, una persona di qualita', ogni volta fa un impressione sempre migliore, simpatico e capace nella comunicazione, perché è anche il suo mestiere. E nel calcio oggi e importantissimo''.
Massimo Moratti non dimentica due dei giocatori che ha amato di più durante questi 18 anni, il primo senza dubbio è il suo pupillo Recoba: "Tutti sanno che è il calciatore che ho amato di più, perché aveva più mezzi di quanti ne riuscisse ad esprimere e dava sempre l'impressione di poter fare qualcosa di più. Un grande calciatore e un grande ragazzo". Il secondo, è il giocatore probabilmente più forte e talentuoso che l'Inter abbia avuto durante l'era Moratti, ovvero Ronaldo: "E' venuto da me e dopo cinque minuti sapeva tutti i nomi e i movimenti di coloro che erano in casa. Si capisce come era uno che sapeva sempre cosa fare con la palla".
Dai due giocatori che ha amato di più si passa poi ai due allenatori che senza dubbio hanno lasciato un ricordo indelebile nella storia interista, Moratti parla così di Mancini: "Ha un carattere alcune volte difficile, ma fa parte di una personalità che ha successo". E di Mourinho: "E' speciale, prontissimo, ma il suo vero segreto è che è un grandissimo lavoratore. E' capace di avere una capacità comunicativa speciale. Tutto è calcolato per vincere e fa parte di un grande lavoro che lui fa per la squadra".
Punto chiave nella storia interista, e in particolare sotto la guida Moratti, è stato quello di aprirsi verso nuove frontiere, andare oltre i confini nazionali: "Dissi che l'Italia doveva uscire dal guscio? Siamo finiti con un presidente straniero e forse sono andato oltre (sorride ndr). Non ho mai visto differenze dal punto di vista umano fra un calciatore italiano e uno straniero. Per me Zanetti è un italiano, Ronaldo era un italiano. Facevano tutto il necessario per elevare una squadra italiana, con un pubblico italiano. Questa cosa non l'ho mai sofferta e mai capita ed è uno dei motivi per i quali è giusto che vada via". D'altronde anche la Roma sembra aver avviato questo processo, con una proprietà americana e con dei possibili ingressi nella società di azionisti cinesi: "Non posso certamente dare un giudizio negativo, visto quello che ho fatto. Abbiamo delle nostre caratteristiche come calcio italiano, ma è importante aprirsi alle nuove esigenze che la comunicazione ha imposto al mondo d'oggi".
Infine Moratti parla cosi del futuro, e della vita che lo aspettano lontano dall'Inter: "In famiglia le stesse persone che avevano paura quando hanno preso l'Inter, adesso sono dispiaciute di andare via. C'era consapevolezza di poter fare qualcosa di importante, una possibilità di crescita molto grande, e poi il lato affettivo non si può trascurare. I miei figli hanno capito la situazione, hanno avuto tempo per abituarsi e capire come sarà il presidente ed il futuro. Il mio futuro? Sono portato a vivere la vita emotivamente. Troverò qualcosa che mi riempirà la vita emotivamente".