Alta tensione, un "tutti contro tutti" che continua a trascinarsi da giorni. Scontri verbali e bagarre al seguito. Responsabilità buttate a casaccio e l'immagine di una città ed un popolo completamente devastati da quanto accaduto, ancor di più da quanto si è detto. E' successo davvero di tutto dopo la triste vicenda occorsa allo stadio Arechi nella giornata di domenica. Nocerina e Salernitana devono sfidarsi sul campo, ma alla fine la lotta si avrà al di fuori dello stesso. Non sugli spalti, bensì all'interno delle due cittadine e sulle reti nazionali. Il clima era ostile e si era innescata una valvola pericolosa già molto tempo prima, quando le Istituzioni stavano vagliando l'ipotesi di utilizzare un campo neutro e far disputare la partita senza la presenza delle rispettive tifoserie.
Sarebbe stato deleterio per il calcio, uno sport che dovrebbe accomunare tutti nella realizzazione di un unico obiettivo: seguire dal vivo le vicende della propria squadra sul terreno di gioco. Deleterio ma non troppo, considerati gli eventi poi verificatisi. Cosa è accaduto in quella che avrebbe dovuto essere una tranquilla domenica calcistica è ben noto, ma forse è opportuno descriverlo minuziosamente per qualificare la portata dell'evento.
Le due squadre sono pronte per il match, la Nocerina parte dal suo albergo non senza avere prima un avvicinamento con un gruppo di tifosi presentatisi sul posto. Un confronto che sembrerebbe pacifico, ma con la chiara intenzione di invitare la squadra a non giocare. Il pullman che trasporta i giocatori molossi arriva a Salerno, ma la squadra non scende: sembra che i rossoneri non siano intenzionati a giocare. Dopo pochi minuti la compagine decide di andare negli spogliatoi, mentre i "granata" hanno iniziato il riscaldamento. Il tempo passa inesorabile, la situazione si fa più confusa. Si gioca o non si gioca? Nessuno sa nulla. Alla fine, la decisione: si va sul campo, il match comincia semplicemente in ritardo.
Al fischio d'inizio i giocatori molossi arrivano poco lucidi. Le prime tre sostituzioni, avvenute dopo solo due minuti di gioco, lasciano già intendere che il match avrà durata breve. Prima uno, poi un altro si infortunano, cadendo come birilli. La gara terminerà dopo solo venti minuti, con la Nocerina ridotta in sei uomini. Animi accesi, si viene alle mani. Un giocatore della Salernitana verrà sanzionato, lo stesso accadrà a Ficarrotta, giocatore rossonero, malumori sugli spalti. Tutti a chiedersi il "perché", nessuno vuol parlare. Ognuno è chiuso in un rigoroso silenzio, ma è troppo tardi: si è appena scritta una delle più brutte pagine nella storia del calcio italiano.
Ciò che è accaduto dopo è ancora più paradossale, con buona parte della stampa poco informata sui fatti a dare già le prime sentenze di condanna. Il "processo alle intenzioni" è in atto: chi sapeva e come è stato possibile un incontro tra il gruppo di tifosi, colpevole a detta delle Autorità e dei mezzi di informazione, di intimidazioni nei confronti della compagine rossonera? C'è da dire "presunte intimidazioni", perché senza prove sicure queste non si possono tacciare di certezza. I supporters molossi, dapprima rinchiusisi in un profondo mutismo, hanno deciso di pronunciarsi.
Lo hanno fatto per mezzo di un comunicato nel quale si evince il desiderio di fare chiarezza sulle cose, ma anche una presa di posizione riguardo alla cattiva informazione perpetrata dagli organi di comunicazione, i quali hanno lasciato intendere e percepire la tifoseria rossonera come teppista, violenta e malavitosa: "Oggi non parliamo né a nome degli ultras né a nome della nostra Curva Sud perchè parliamo a nome di una città, la nostra città , perché é la nostra città ad essere stata discriminata dal divieto di recarsi allo stadio Arechi ed e’ il nome dei nocerini che ora dalla stampa nazionale viene additato come violento, teppista, terrorista e mafioso. Noi non abbiamo minacciato nessun tesserato, anzi abbiamo semplicemente chiesto al nostro mister e ai nostri ragazzi dopo una serie di pacifici incontri che con un gesto eclatante, che facesse parlare l’italia e che scuotesse il sistema, si desse voce all’ingiustizia subita. Un atto di solidarietà, una protesta civile, visto che se avremmo voluto essere davvero violenti ci saremmo recati a Salerno malgrado il divieto" , recita uno dei passi del comunicato.
Di certo al vaglio degli inquirenti verrà passata al setaccio ogni testimonianza, ogni video o registrazione fatta in quei momenti. Le intimidazioni vanno sempre severamente punite, ma solo se queste sono effettivamente provate. La cosa sorprendente è l'insieme di atti di accusa tra i protagonisti. La Lega Pro si costituirà parte civile. Lotito, patron della Salernitana, continua a condannare la scelta di far disputare la partita paragonandolo a un derby tra israeliani e palestinesi per il grado elevatissimo di rischio. Macalli continua a contestare la scelta di non voler spostare la gara su di un campo neutro a svariati km dalle due cittadine. Il prefetto e il questore della provincia campana ribadiscono il loro "no" ad un tale provvedimento, rivendicamdo le decisioni prese e puntando il Daspo contro ogni individuo legato alla vicenda.
A questo punto sarebbe opportuno porsi alcune domande. A prescindere dalla "presunta" intimidazione, assolutamente condannabile nel caso in cui se ne accerti la veridicità (ed ora ci sarà un procedimento penale a verificare i fatti), è "giusto" (se di "giustizia e rispetto delle regole" si voglia parlare) vietare esclusivamente ad una tifoseria (in questo caso quella nocerina) di assistere alla partita sugli spalti dello stadio, autorizzando invece il libero accesso alla restante (in questo caso quella salernitana) senza un fondato motivo? Come mai non sono stati spiegati i motivi che hanno indotto le Autorità a prendere tale provvedimento? Si è parlato di "ordine pubblico", ma sono stati evidenziati ed accertati fatti conclamati nei giorni antecedenti la partita? Si è avuto paura semplicemente di un clima aspro venutosi a creare nel corso dei mesi? Non si è pensato che prendere un provvedimento di tal genere, tutto sommato "antidemocratico" e rasentante la "discriminazione territoriale", senza fondate motivazioni, avrebbe potuto inasprire maggiormente l'aria che si respirava in vista del derby?
Si è parlato di due cittadine che calcisticamente sono "nemiche", dunque come mai si è optato per collocarle ugualmente nello stesso girone? Ghirelli, in una nota trasmissione sportiva su reti nazionali, ha affermato nella giornata di lunedì che Salernitana - Nocerina era un derby di minor rischio rispetto a quello ben più difficile tra Nocerina e Paganese. Condivisibile o meno la sua opinione, i rossoneri hanno tuttavia già incontrato nello scorso anno i "cugini" di Pagani. Lo hanno fatto anche al San Francesco in un match surreale a causa delle "porte chiuse" ma, a prescindere da qualche tafferuglio nella linea di confine tra i due paesi, non sono accaduti fatti di una portata così grave come quelli verificatisi la scorsa domenica a Salerno. E' stato proprio necessario consentire un campionato per una volta senza possibilità di retrocessione, permettendo quindi gesti molto più eclatanti essendo non tempestivamente sanzionabili?
Rimane poi un argomento da sempre oggetto di contestazione: la Tessera del Tifoso. Problemi nel farne richiesta, ed altrettanti problemi nel riuscire ad averla tra le mani, con persone che aspettano oltre i tempi massimi per riuscire a godere dei suoi benefici. Bene, questa card (chiamiamola così) dovrebbe facilitare lo smistamento della tifoseria e garantire maggiormente la sicurezza negli stadi. Dovrebbe garantire la possibilità di andare in trasferta, ma se alla fine intervengono provvedimenti superiori che ne limitano l'efficacia e vietano la libera circolazione delle persone non sarebbe il caso di ripensarla? Probabilmente si preferisce la "caccia alle streghe" rispetto ad una discussione su un provvedimento che non funziona. Intanto però da tutta questa storia ne escono sconfitti il calcio, una cittadina ed un popolo, quello nocerino, maltrattato da generalizzazioni e commenti che ben poco hanno a che fare con l'isolamento dei "violenti".
Intanto questa mattina è pervenuta una manifestazione di solidarietà da parte di alcuni tifosi salernitani nei confronti della tifoseria molossa contro il provvedimento preso antecedentemente al derby. Un fronte unitario contro la Tessera del Tifoso. Che dalle ceneri dell'incendio possa nascere un fiore anche tra tifoserie nemiche? Ce lo auguriamo tutti per riportare il calcio a livelli sani di competizione sportiva e non di vandalismo e violenza.