Da Zanetti a Recoba, da Ronaldo a Mancini, passando per Calciopoli e approdando infine al capitolo Thohir: l'ex patron nerazzurro ha raccontato così la sua esperienza nerazzurra in un'intervista rilasciata al periodico Sette, in uscita nelle edicole venerdì 8 novembre. 

Moratti chiarisce subito: "L'Inter per tutti noi è sempre stata soltanto una passione". Una passione sì, tramandata di padre in figlio; Massimo ricorda infatti le parole che gli disse papà Angelo nel 1980: "Dovresti vedere se si può prendere l'Inter, perchè un'esperienza nel calcio va fatta. Aiuta a crescere, a soffrire, a migliorare". Quindici anni più tardi, nel 1995, l'uomo che (ri)porterà l'Inter sul tetto del mondo segue il consiglio del padre e subentra ad Ernesto Pellegrini alla guida dell'Inter. Moratti racconta come il primo giocatore da lui visionato( e scelto) sia stato Javier Zanetti: "Non avevo ancora preso l'Inter e mi era arrivata la cassetta  di una partita dell'Argentina under 20 per farmi osservare Ortega che non mi aveva entusiasmato e invece, cosa stranissima, mi ero lasciato incantare da un terzino che faceva cose che non avevo mai visto. L'abbiamo preso ed è ancora con noi; adesso ho scoperto che viene dal pianeta Krypton e che giocherà altri 4-5 anni". Ci aveva visto giusto, il presidente.

Altri due giocatori acquistati da Moratti durante i suoi primi anni da presidente sono Ince e, ovviamente, Ronaldo. Riguardo al primo, dopo aver sottolineato come gli fosse stato suggerito da un consigliere di non scegliere giocatori di colore per evitare problemi con la curva, spiega: "Già lo volevo prendere perchè è un grande centrocampista; così forse non per provocare o forse sì mi sono tolto l'ultimo dubbio ed è arrivato qui. La risposta del pubblico è stata fantastica". Tanto che lo stesso Ince, durante il suo biennio a Milano, seguirà una partita dell'Inter proprio in curva. Si passa quindi a Ronaldo: "L'ho preso perchè era fortissimo ma anche perchè nessuno credeva che l'acquisto fosse possibile, visto che lui giocava nel Barcellona. E' stato un ottimo affare, Ronaldo è arrivato ad un costo alto, ma cinque anni dopo è stato rivenduto al doppio al Real e per l'Inter ha rappresentato un'immagine fortissima perchè ci ha aperto al mondo". Moratti parla poi anche di Recoba, storicamente un suo pallino: "Era un giocatore di grandissima classe, uno in grado di sorprendere noi e se stesso, perchè capace di realizzare qualcosa che non prepari ed è l'aspetto più bello". 

Su Calciopoli, invece, dice: "vedevo un muro non superabile. Nel 2006 avrei voluto vendere la società, poi prevalse il senso di responsabilità e il rispetto per l'impegno preso". Sempre in riferimento all'anno solare 2006, Moratti racconta poi di essere rimasto impressionato da un colloquio avuto con Roberto Mancini quando, dopo un pareggio nel mese di ottobre, pensava di sostituirlo e il tecnico gli consigliò - parlando in terza persona - di non cambiare l'allenatore perchè avrebbero vinto il campionato alla grande: "mi era piaciuto che parlasse dell'allenatore non in prima persona. L'ho tenuto, e abbiamo vinto". 

Dopo aver spiegato come gli sarebbe piaciuto arrivare a Messi( "ma era troppo legato al Barcellona"), si arriva quindi al recente passaggio di consegne con Erick Thohir: "Nel 2011, dopo la Coppa Italia, ho pensato che fosse venuto il momento di fare un passo laterale, di trovare nuove soluzioni per il club. Ho cercato una soluzione che ci aprisse nuovi mercati. E' stato giusto farlo. Non ho mai pensato di essere presidente dell'Inter a vita". Comprensibile, ma una cosa è certa: il nome dei Moratti resterà sempre e comunque indissolubilmente legato a quello dell'Inter.