Bologna - Chievo rappresenta lo spot dell'anticalcio, in cui paura di perdere e poca voglia di rischiare hanno la meglio. A ciò si aggiunge la componente alla base di questa analisi, ovvero la palese e preoccupante modestia di due squadre destinate a rimanere per tutta la stagione nei bassifondi della classifica, nella speranza di non essere due delle tre predestinate alla retrocessione. L'aggettivo "preoccupante" non riguarda solo il microcosmo relativo alle due squadre in questione, ma può e deve essere esteso al macrocosmo della serie A, la cui scarsa qualità sta rappresentando un punto fermo negli ultimi anni.
Rimanendo concentrati sul Bologna, è difficile, quasi impossibile, convincere le nuove generazioni, che questa squadra ha avuto un passato glorioso, da prima della classe. All'attivo figurano ben 7 campionati vinti, 2 Coppe Italia e tre Coppe Mitropa (competizione svoltasi dal 1927 al 1992, relativa all' Europa centrale). Stenta a crederci anche la mia generazione (quella nata negli anni '90), che è cresciuta con le prodezze di Baggio, Signori e Andersson, per quelli che sono stati gli ultimi anni d'oro dei felsinei. Poi la lenta e inesorabile caduta degli anni 2000, con la sanguinosa retrocessione del 2005, che segnò in maniera indelebile il futuro della squadra delle due Torri.
L'addio alla presidenza di Gazzoni (ultimo baluardo dei quartieri alti della piramide societaria), unita ai tanti cambi in panchina, che vide tra gli altri Ulivieri e Mandorlini, distrusse psicologicamente un ambiente già depresso da quel torrido e terrificante 18 giugno 2005, quando Carbone e Gilardino mandarono i rossoblu all'inferno. Chi c'era quella sera ricorderà senz'altro il pianto di Pagliuca appoggiato al palo, oppure la disperazione del Dall'Ara trasformatasi ben presto in furore rabbioso. Eppure, tra bocconi amari mandati giù a forza, e il nuovo vertice segnato dalla coppia Cazzola-Menarini, il Bologna riesce nell'impresa del ritorno nel calcio che conta: è il 1' giugno 2008, quando Marazzina trasforma il rigore che vale la promozione.
Quella doveva essere l'estate della svolta, per costruire qualcosa di importante. E invece ecco che la strategia scelta dalla società (con Cazzola versione "vecchia volpe", perchè certo del proprio addio, e Menarini in assoluta difficoltà) è quella di pensare solo ed esclusivamente all'anno in corso, senza gettare la benchè minima base sul futuro. Il risultato di tale decisione ha portato a sofferte salvezze, con l'obbligo di dover ricominciare il campionato, anno dopo anno, confidando più nelle disgrazie altrui che nelle capacità proprie. E allora la domanda che il tifoso si fa è "Quando avrà una fine tutto ciò?Quando si potrà tornare a vedere un Bologna impegnato in Europa?"; la risposta al momento è scontata: "Probabilmente mai, almeno in tempi brevi."