Il bel gioco strappa applausi, non sempre risultati. E i numeri, oggi, come ieri, sono l'ultimo e principale scoglio del pianeta calcio. Se vinci, hai ragione. Poco importa che lo spettacolo sia da scala del calcio o da sobborgo di periferia. Con i tre punti in tasca accresci credito e autostima, e, petto in fuori, puoi procedere tranquillo nel praticantato verso la vetta. Manca qualcosa all'Inter di Mazzarri. Inutile negarlo. Episodi controversi, sfortuna, carenze intrinseche alla squadra. Un frullato di ingredienti che lascia i nerazzurri ai piedi dell'affamato trio di testa. A distanza di sicurezza. Tre punti tra Trieste (con il Cagliari), Torino e Bergamo. Altrettanti pareggi. Una deviazione di Rolando, la frettolosa espulsione di Handanovic, il palo di Icardi. Istantanee, scosse alle certezze nerazzurre.
In mediana persiste il dilemma Kovacic. Talento indiscutibile, offuscato. Fuori ruolo si interroga, rallenta e piano piano scompare. Parte trequartista, ma trequartista non è. E affonda, sfiora qualche palla vagante, qua e là. Lontano dall'incedere della battaglia. Nella ripresa arretra, accentra il gioco su di sé, ma, non in fiducia, scivola in errori banali. Sperpera palloni, gigioneggia ritardando aperture e intuizioni. Da faro e apriscatole difensivo, si trasforma in giocoliere perditempo. Nato mezzala, esploso in quel lato di campo, mal si adatta, in una realtà ingombrante che poco concede, a una nuova investitura. Mazzarri non può prescindere da lui e sa che dalla soluzione del rebus croato passano molte delle fortune nerazzurre.
Il reparto difensivo ha ritrovato Samuel. Aldilà del gol di Denis, muro antico. Apprezzabile la crescita di Rolando. Il portoghese arrivato a Milano, tra risi di scherno e dubbi di impiego, sta pian piano rinforzando la sua posizione. Nelle gerarchie di Mazzarri pare aver scalzato il tenero Ranocchia. Juan si conferma fisicamente devastante, ma a volte altalenante. Ripreso dal tecnico, a Bergamo ha fatto bene. In attesa che torni Campagnaro, la cui assenza pesa quasi più della sua presenza. Le lacune coperte nelle prime giornate, sono diventate crepe insanabili in sua contumacia.
Merita una menzione infine Juan Pablo Carrizo. Il mostro sacro Handanovic, costretto a lasciare il campo per una botta al bacino, non poteva trovare sostituto migliore. Perfetto il riflesso in occasione del tap-in di Yepes (certo non impeccabile la conclusione del colombiano). Visto il Bardi di Livorno, perlomeno tra i pali, l'Inter può star tranquilla.