Il giorno dopo. A firme avvenute, sfumata, in parte, l'adrenalina di un cambiamento epocale, le emozioni tendono a sfiorire, a cambiare contenuto e inerzia. Da Moratti a Thohir, e poi? Quale il futuro nerazzurro, ora che l'agognato passaggio, completato lungo il percorso impervio di otto mesi di trattative, si è finalmente realizzato? A spaventare non è più l'avvento indonesiano, ora manifesto, ma il processo di crescita dell'Inter, non più in mani conosciute e amiche. Quali le intenzioni di commercianti, manager, che all'apparenza col calcio hanno poco a che fare? Le parole di Moratti hanno tranquillizzato l'ambiente “Ho lasciato l'Inter nelle mani di persone perbene”, ma a tranquillizzare è più la presenza, intatta, del patron anche nella futura creatura nerazzurra più che parole d'ordinanza post affare.

 

Thohir è conscio dell'importanza del presente e del passato. Non vuol certo tagliare il cordone ombelicale che lega Milano e l'Inter a Moratti. Insisterà per averlo presidente o comunque nel nuovo organigramma nerazzurro, dove saranno presenti ben tre membri della famiglia che da 18 anni è alla guida della società. Ghelfi e il figlio AngeloMario, probabile vicepresidente. Thohir avrà 5 uomini. Roeslani, Soetedjo e Shreve a cui sarà affidata la parte finanziaria e potere di firma insieme a Fassone. L'idea è rilanciare il marchio Inter. Dopo il tempo dei tagli, del monte ingaggi ridotto, del ridimensionamento, arriva quello del salto in alto, verso le grandi d'Europa. Non fantasie da sceicchi, spese folli al mercato del calcio, ma una crescita organizzata, attraverso l'esportazione del marchio Inter, la ricerca di sponsorizzazioni, la valorizzazione dello stadio. Fondamentale l'approdo in Champions che garantisce denaro e visibilità. Un'Inter modello Ajax, Arsenal, Borussia Dortmund. Squadre solide, giovani, piacevoli. Si parte dall'idea di risanamento, per poi scalare la vetta europea. Non la ricca Premier o la galactica Liga, ma la Serie A. Proprio a sottolineare come l'impegno di Thohir sia lungimirante. Rilanciare un campionato, la Serie A, una squadra, l'Inter, un tempo platea attraente, lido dorato. Fermare la descensio del calcio italiano, portando anche nel bel paese un modello altrove già di casa.

 

Il mercato ovviamente non sarà sottovalutato. Se a gennaio l'Inter sarà ancora in corsa si interverrà seriamente. Altrimenti botti d'estate. Carta d'identità e talento. I due punti del progetto nerazzurro. Giovani e forti. Alla Kovacic, alla Verratti. L'ex Pescara, ammirato dalla Francia e dalla Europa milionaria, è pallino di Thohir. Il centrocampo sarà reparto in cui si investirà parecchio. Resta viva la pista Fernando, in scadenza col Porto a giugno e pronto a sbarcare a Milano a gennaio, dietro conguaglio. A Mazzarri la scelta del prototipo da inserire in mediana. Se uomo di fatica e rottura, perfetto il Polpo, se no serve altro. Se l'innesto deve avere i crismi del gioco, del possesso, del fraseggio, meglio guardare altrove. Il classe '92 Xhaxa risponde a questi requisiti. Il nome che racchiude agonismo e qualità è sempre il solito. Radja Nainggolan. Un indo-belga per l'Indo-Inter. In caso di partenza di Guarin, spaesato e a disagio in questo inizio, occhi vigili.

 

Il capitolo esterni è da tempo aperto in casa Inter. Già in inverno potrebbe accadere qualcosa. Vrsaljko è stato in passato a un passo dai nerazzurri. Piace molto, ma difficilmente può arrivare prima di luglio. Insua (Atletico Madrid) e Ansaldi (Zenit) sono carte importanti. Prima occorre piazzare Pereira, disastroso nella sconfitta di San Siro contro la Roma e da tempo corpo estraneo alla Pinetina. Nei giorni scorsi anche Basta, corteggiato la scorsa estate, ha espresso gradimento per la piazza nerazzurra. Il reparto centrale sarà arricchito invece dal prossimo anno, con la scadenza dei senatori, Samuel e Chivu. Schar e Zouma i nomi nuovi. Quarant'anni in due. Identikit perfetto.

 

Davanti si va verso l'addio a Milito. Le voci da Barcellona risuonano all'orecchio del Principe, fermato da reiterati guai muscolari. Confermato Icardi, intoccabile Palacio, si completerà il reparto con prospetti di classe. Castillo, attaccante dell'Universidad Catolica, in luce al Sub 20, cercato anche dall'Udinese, e Abel Hernandez, sceso nell'inferno della B con il Palermo, sono, per gradimento, un passo avanti agli altri.

 

Non solo campo. Qualcosa potrebbe cambiare anche in società. La squalifica di Leonardo è stata sospesa proprio nel giorno del passaggio di consegne tra Moratti e Thohir. Scherzi del destino. Come dimenticare gli apprezzamenti per il lavoro di Leo del magnate Erick e il rapporto strettissimo con il Massimo tifoso nerazzurro. Leonardo, ma non solo. Pradè è dirigente ammirato e seguito. Lui e Montella, guide del miracolo viola. Sì perché con Thohir anche la panchina di Mazzarri non sarebbe così salda. Oltre all'aeroplanino piace Spalletti. A tremare è Branca che vede scemare la fiducia intorno al suo operato. Saldo Ausilio.