Un'altra puntata. Una telenovela dai mille risvolti, non senza colpi di scena. Moratti non ha presenziato all'evento Pirelli a Milano. É rimasto nella nebulosa Londra e tra la fitta nebbia si è cercato di scorgere il perché della scelta del Presidente. Possibile a breve l'incontro risolutivo con Erick Thohir, il magnate pronto a subentrare alla guida dell'Inter. L'indonesiano non si trova ancora in Inghilterra, mentre sono invece partiti, destinazione Regno Unito, gli avvocati atti a chiudere il cerchio su una vicenda complessa e intricata. Manca poco alla dead line stabilita dalle parti in causa. Entro fine mese si saprà. I tempi tecnici impediscono di andare oltre, anche perché a ottobre avrà luogo la riunione dell'assemblea dei soci, cui spetterà discutere sulla ricapitalizzazione, necessaria a ripianare i debiti nerazzurri. Lampante come la figura di Thohir sia necessaria soprattutto su questo versante.

 

L'intromissione cinese, giornalistica più che reale, non dovrebbe aver nulla a che fare con l'affare in corso. Moratti e Thohir trattano sulla base di quote maggioritarie, mentre la proposta proveniente dall'Oriente riguardava una piccola parte del colosso Inter, attinente più allo stadio che all'effettiva compagine di Corso Vittorio Emanuele. I nodi da scegliere sono i consueti. Non tanto un fattore economico alla base delle frizioni tra le parti. Moratti vorrebbe mantenere un ruolo di rilievo per il figlio, lasciando un'impronta chiara della sua famiglia anche nella società che verrà. Ruoli esecutivi e privilegio di scelta. Il potere di veto su alcune decisioni nelle proprie mani. Questa la richiesta dell'attuale patron. La paura è di veder scivolare via l'Inter, prima sedotta e poi abbandonata. Senza aver in futuro la possibilità di lanciare un salvagente alla “figlia” ceduta. Questi i timori del Massimo tifoso.

 

Il mondo nerazzurro intanto incoraggia Moratti a non mollare. A non cedere una società che è ormai affar di cuore. Dubbi probabile ne abbia lo stesso presidente, attratto da questo progetto giovani che sta prendendo piede alla Pinetina. Icardi, Kovacic e il sergente Mazzarri. Uno alla Mourinho. Un duro capace di creare uno scudo a protezione della squadra. In grado di trasmettere voglia di vincere. Un rigeneratore. L'inizio squillante in campionato, la partita a scacchi con la Juve. La sensazione di poter, già quest'anno, giocarsi qualcosa di importante. Ecco perché a Moratti dispiace lasciare ora. Lo farà, per il bene dell'Inter, ma certo non senza un pizzico di rammarico. Nostalgia canaglia.