“Giorni decisivi per la cessione? Non credo, credo che siano state fatte troppe chiacchiere delle quali il 90% non sono vere.” Il presidente Moratti torna a parlare. Torna a far sentire la propria voce in merito alla trattativa avviata con l’indonesiano Thohir per l’eventuale ingresso del magnate asiatico nel club milanese o, come vorrebbe davvero l’investitore, la cessione dell’intero pacchetto azionario con conseguente acquisizione dell’intera proprietà.

E ancora: “E’ un discorso di tipo diverso, non è determinante la quota, è determinante se porta vantaggi o meno all’Inter. Se la questione non ha un grosso vantaggio per l’Inter non se ne parla. Resta importante il discorso stadio.”

Nonostante i tentativi mossi a più riprese dallo stesso presidente, volti a ridimensionare la questione, è certo che qualcosa si sia mosso. E’ certo che a Milano ci sia stato un’incontro tra le due parti, certo che si stia lavorando per trovare un accordo tenendo conto della valutazione reale del club ma soprattutto della sua reale esposizione debitoria.

Non è un mistero che il patron cercasse investitori disposti a rilevare il 20-30% del capitale azionario collaborando alla costruzione del nuovo stadio. Di certo quello che gli è stato proposto potrebbe cambiare la prospettiva. Cedere l’intero pacchetto azionario e subito dunque. Questo è ciò che vuole il magnate indonesiano. Un viaggio di sola andata insomma, senza possibilità di tornare indietro. Inutile dire quanto la presunta proposta (si parla di cifre intorno ai 300milioni, sebbene nulla di specifico sia stato rilevato dei termini dell’offerta), in questo particolare momento economico, non sia da sottovalutare. Il lancio nei mercati asiatici porterebbe all’Inter notevole visibilità che consentirebbe di pensare non solo ad una rifondazione a livello di squadra, ormai necessaria e già in atto, ma anche ad una crescita futura.

Che non sia una questione di sola ragione però è altrettanto una certezza. L’Inter è, per Massimo Moratti, prima di tutto una questione di famiglia. Immaginare che tutto possa finire così deve essere duro da mandare giù. Dal 1955 l’Inter è cosa di casa Moratti, da 18 anni Massimo ne è il patron. E allora appare comprensibile il tempo che sembra volersi concedere prima di sciogliere davvero le proprie riserve. Appare più che ovvio che si provi a mediare, che si stemperino i toni, che si chieda consiglio.

Per ora dunque la famiglia Moratti non sembra intenzionata a smobilitare, o almeno così sembra; parola di presidente.