Facciamo un breve salto indietro nel tempo. Il 22 maggio 2010, neanche tre anni fa, l'inter alzava a Madrid la Champions League e coronava un'annata indimenticabile, quella del 'triplete', impresa mai riuscita a squadre italiane. Ieri, nella disfatta contro la Roma (che ha pregiudicato la Coppa Italia, ultimo obiettivo stagionale), l'unico superstite in campo del 'triplete' era il 34enne Walter Samuel, noto come 'The Wall', che s'è dovuto arrendere inevitabilmemte ai giovanissimi Destro e Lamela, senza possibilità di scampo (c'era anche l'inossidabile Zanetti, ma non è una notizia).

Con la sconfitta contro i giallorossi, l'Inter si appresta a concludere la seconda stagione consecutiva senza trofei; anche se mancano ancora sei giornate alla fine del campionato, il terzo posto è distante nove punti e, allo stato attuale, già il piazzamento che consente di accedere all'Europa League sarebbe una vittoria. Le cause della deriva nerazzurra sono molteplici, e risalgono all'estate del 2010, quando Moratti, incassata la buonuscita dal Real Madrid per liberare Mourinho, decise di prendere Benitez (l'anti-Mou per eccellenza) e di chiudere il portafoglio dopo anni di spese incontrollate, affidandosi allo zoccolo duro dei 'tripletisti'. La stagione partì male a causa di infortuni a ripetizione, e solamente l'arrivo di Leonardo a gennaio rivitalizzò l'ambiente, con la conquista della Coppa Italia a maggio.

Ma nell'estate seguente, il presidente nerazzurro, immemore dell'esperienza passata, commise gli stessi errori di un anno prima: dopo aver assunto come tecnico un insipido Gasperini, acquistò giocatori semisconosciuti e non idonei al campionato italiano (vedi Alvarez e Jonathan), cedette Eto'o (l'unico in grado di fare la differenza l'anno prima) e confermò i senatori, la maggior parte dei quali era ormai sul viale del tramonto. Quest'anno, il copione si è ripetuto: sebbene siano arrivati alla Pinetina giocatori di assoluto valore come Handanovic, Palacio e Guarin, l'ossatura della squadra non è stata definita in modo chiaro, tanto che nel confuso mercato di gennaio sono giunti ad Appiano calciatori senza arte nè parte, come i vari Rocchi, Schelotto, Kuzmanovic.

Un altro dei fattori che hanno determinato la crisi dell'Inter è la mancanza di un progetto e di una vera programmazione sul futuro. Nel 2010 Moratti decise di allontanare Oriali, che fungeva da uomo di raccordo tra dirigenza e giocatori e che disponeva di grande competenza per quanto riguarda l'aspetto prettamente tecnico, affidandosi al plenipotenziario Branca, malvisto da gran parte dello spogliatoio. Il settore giovanile è uno dei migliori d'Europa, ma i talenti non vengono fatti maturare per essere inseriti in prima squadra, bensi vengono liquidati come pacchi postali: i casi di Destro e Balotelli sono solo i più eclatanti e denotano l'incapacità cronica degli uomini del management in quanto a lungimiranza. Molti commentatori imputano la catastrofica stagione di quest'anno all'inesperienza di Stramaccioni (quinto allenatore ad aver occupato la panchina dell'Inter negli ultimi tre anni); forse, più che dell'allenatore, le responsabilità sono di un organigramma societario incompetente e inaffidabile.