La prima di campionato è sempre un po' speciale e le emozioni sono tante in particolar modo se si tratta il primo big match della Bundesliga, quello che mette in campo il nuovo Borussia Dortmund di Lucien Favre contro il nuovo (?) Lipsia di Ralf Rangnick. Sono tante le storie che circolano e passeggiano all'interno del match in attesa di essere raccontate ma quella dell'allenatore tedesco è sicuramente la più curiosa ed interessante. Dopo un'anonima carriera da calciatore passato nel calcio del suo Paese intraprende la strada del maestro, del tecnico, di quel signore che tutti d'ora in avanti avrebbero chiamato "mister Ralf". Diverse panchine hanno accompagnato l'ex centrocampista fino ad arrivare nel 2011, per la seconda volta dopo la stagione 2004-2005, allo Schalke 04; fin qui nulla di incredibile. Arriva il 22 settembre di quell'anno e Rangnick abbandona la panchina, anzi, abbandona il calcio per colpa della forma depressiva che avrebbe intaccato la sua vita privata. Via, la fuga dal calcio iniziata in quel lontano 22 settembre termina nel momento in cui la società di una cittadina austriaca lo annuncia come direttore sportivo della squadra della loro città. La squadra in questione è il Red Bull Salisburgo. Ma Rangnick passerà solamente un anno, quello della stagione 2014-2015, nella nazione che sembra essere una Germania in versione small. Torna ad allenare, torna ad essere la persona da cui pendono tutte le responsabilità di un'intera squadra e lo fa con il Lipsia che, nel 2015, militava nella Zweite Bundesliga. Posizionamento finale? Secondo posto e prima storica promozione. Niente male per essere rientrato nel mondo del calcio che conta da soli due anni. Peccato che la prima storica partecipazione del Lispia in Bundes non vedrà l'ex centrocampista tedesco sulla panchina della squadra della città della Sassonia perché Rangnick stesso decide di dimettersi da allenatore e di continuare come direttore sportivo. Ora è tornato, dopo quasi tre anni, nella sua panchina, quella del Lipsia, in attesa dell'arrivo dall'Hoffenheim di Julian Nagelsmann.
La prima di Lucien Favre inizia nel peggiore dei modi. Bastano solamente poco più di 30 secondi per vedere la difesa giallonera squarciata dalla raffinatezza del tacco aereo di Poulsen che innesca Augustin che batte con facilità Roman Burki, nell'incredulità dei compagni e dei tifosi. Proprio lì, sotto il muro giallo, sembrano sgretolarsi le certezze del Borussia Dortmund e le preoccupazioni potevano assaltare l'animo ed il calore dei tifosi che presiedevano con la birra in mano in quella gradinata che nessun altro stadio possiede in Europa. Ma così non è stato. Cori e canti hanno contraddistinto, come da copione, il Signal Iduna Park nonostante l'avvio pessimo dei ragazzi che giocano in casa. Sul verde perfetto del tempio del Borussia la squadra di casa insacca e ribatte con i propri talenti che nei primi secondi sembravano pensare ad una serata mondana al Casinò Hohensyburg, la casa da gioco più grande della Germania che milita proprio nella città di Dortmund. Un bellissimo cross di Schmelzer pesca in aria un ragazzino del '96 di origini siriane, nato nella città di Amuda, che salta in alto, altissimo nonostante i suoi 176 centimetri nel parco della Westfalia. Mahmoud Dahoud azzera il tabellino e il pubblico tedesco s'infiamma ancora di più e l'urlo del Signal Iduna Park risuona per tutta la città.
A quanto pare il testimonial d'eccezione per la seconda maglia della squadra tedesca Terence Hill è stato un indizio di quello che è stato lo svolgimento del match di Bundes: un vero e proprio far west, tipico dei film dell'attore nato a Venezia. Perché se prima Augustin si ritrova davanti a Burki per la seconda volta ma fallendo il nuovo vantaggio grazie a quella mano mancina marchiata dalla bandiera svizzera, pochi minuti più tardi è il figliol prodigo di Dortmund Reus che propizia l'autogol di Sabitzer per il 2-1. Tutti ad abbracciare il nuovo Kapitän, quel ragazzino che ha accumulato circa 40 infortuni in circa 7 anni, quel ragazzino che è fissato tanto con i tatuaggi quanto con i riti scaramantici. Ma il suo 100esimo gol nella massima serie tedesca non arriva, perchè si tratta di autogol.
Basta veramente poco al BVB per volare sulle ali dell'entusiasmo di una rosa giovane e fantasiosa e trovare il gol che sancisce il doppio vantaggio. Gol in semi sforbiciata ravvicinata del nuovo arrivato Alex Witsel dopo la respinta di Gulacsi sul tentativo di testa del nuovo numero 6 dei gialloneri Thomas Delaney, pescato dall'eccellente cross di Pulisic. Non è un mistero che proprio quest'ultimo sarà, molto probabilmente, uno dei prossimi fenomeni del calcio moderno. Uno statunitense che diventa fenomeno in Germania; potrebbe essere la frase da cui parte una nuova opera letteraria o cinematografica. Invece è la realtà; cresciuto nella Jugendmannschaft, la cantera della squadra di Dortmund, esordisce da professionista nel 2015 segnando il primo gol contro l'Union Berlin tre mesi più tardi. Probabilmente nemmeno il ragazzino targato USA ha capito come ha fatto ad arrivare, a settembre, fra gli undici titolari che hanno sfidato in Champions League il Real Madrid. Fisico che potrebbe sembrare acerbo, dal tipico smilzo, che non ha intimorito Pulisic stesso: è stato, infatti, il giocatore più giovane a segnare nella propria Nazionale e, a detta di una leggenda del calcio americano come Tim Howard, l'esterno del Borussia non ha paura di niente e nessuno.
Poi Reus ha trovato il 100esimo gol in Bundesliga e il definitivo 4-1 per la sua squadra su assist di Jadon Sancho. No, non Sanchi, la città posta in India, ma Sancho, ragazzino di 18 anni subentrato nel secondo tempo, giovane promessa che in tanti iniziano già ad osannare come prossimo fenomeno. Titolo attribuitogli non tanto per il fatto che è stato il miglior giocatore della spedizione dell'Europeo della nazionale inglese under 17. Ragazzino veloce e assimilato a Raheem Sterling proprio per la sua qualità di Rocket, razzo, soprannome affibbiatogli ai tempi del Manchester City, squadra in cui è cresciuto.
Che dire, Borussia Dortmund-Lipsia è stato molto più di un semplice Gran Galà di Bundesliga. Probabilmente è stato il big match che tutti aspettavano ma non c'è dubbio sul fatto che è stato il primo match che ha messo in mostra i talenti di oggi e i talenti di domani.