Il sogno si è spezzato sul più bello, finito in frantumi come il vaso cinese a casa della nonna colpito di striscio dal nipote sbadato. L’eliminazione della Russia è arrivata quando, nella testa degli oltre 144 milioni di tifosi, s’era insinuata la convinzione di essere quasi invincibili, come l’armata rossa tanto ricordata dalle divise rosse di Cheryshev e compagni. Il Mondiale di casa da concludere in trionfo, contro ogni pronostico, come nemmeno il più ottimista osava pensare. Ed invece i russi si sono risvegliati con l’amaro in bocca, perché l’eliminazione è arrivata solo ai rigori, stavolta fatali e non benevoli come contro la Spagna. Ha tradito Mario Fernandes, proprio lui che aveva ridato speranze e fiato ai supporters nel secondo tempo supplementare, con la rete del 2-2 che aveva messo tutto in discussione, nuovamente. Ha tradito Smolov, lui sì, autore di un Mondiale in ombra, con un contributo modesto quando chiamato in causa.
Ma resta l’ottimo Mondiale disputato, con una sola sconfitta nella fase a gironi – peraltro ininfluente, a qualificazione già acquisita – due successi e due pareggi. Un inizio di Mondiale con il botto, con cinque reti all’Arabia Saudita, poi il successo contro l’Egitto di Salah in un vero e proprio spareggio per la qualificazione. Il destino ci ha messo del suo, perché agli ottavi di fronte c’era la Spagna; le Furie Rosse, però, erano proprio Dzyuba e compagni, con il bomber dell’Arsenal Tula – non i Gunners, ma una formazione russa e pure mediocre – capace di riacciuffare gli spagnoli e portare la sfida ai supplementari e, successivamente, ai rigori. Lì il tanto bistrattato Akinfeev, portiere con tante papere all’attivo nella sua carriera, si è superato, diventando eroe nazionale e portando i suoi avanti. Eroe nazionale proprio come il tecnico Cherchesov, un paffuto baffone addirittura osannato, con i suoi baffi in vendita dagli ambulanti fuori gli stadi. Il CT, ex CSKA Mosca e non con una carriera di livello alle spalle, ha realizzato un capolavoro; ha dato alla Russia un’identità di squadra, un gioco non spumeggiante ma concreto, con i giocatori sempre pronti ad aiutarsi l’un l’altro e capaci di coprire ogni varco, per una solidità e compattezza decisamente sconosciute a quelle latitudini nella nazionale di calcio. Il sacrificio di ogni singolo giocatore per la maglia ha fatto il resto, con Kutepov capace di giocare con un piede insanguinato e pieno di ematomi. “Eroe nazionale” l’hanno definito i giornali russi; beh, appellativo che andrebbe rivolto anche agli altri calciatori della rosa.
Menzione speciale per Cheryshev; il centrocampista offensivo del Villarreal ha iniziato il suo mondiale per l’infortunio a Dzagoev nella prima gara, quella inaugurale. Ebbene, il ragazzo è stato autentico trascinatore della selezione russa, caricandosi sulle spalle i compagni verso l’impresa solo sfiorata. Putin potrà essere orgoglioso dei suoi ragazzi; l’armata rossa non ha perso, è uscita a testa altissima dal Mondiale.