La seconda giornata del Gruppo F della Coppa del Mondo Russia 2018 mette di fronte Germania e Svezia. La Mannschaft, dopo il negativo esordio contro il Messico, deve obbligatoriamente vincere per non subire una cocente eliminazione da detentrice del titolo. I Blågult, invece, si avvicinano al match forti della vittoria ottenuta contro la Corea del Sud e annusando le paure dei teutonici.

CAMBI - Joachim Löw decide di inserire 4 novità rispetto alla gara contro la Tricolor: Hector torna a sinistra, Rüdiger affianca Boateng, Reus alle spalle di Werner e Rudy in mediana con Kroos. Le scelte sembrano evidenziare la volontà del CT tedesco di inserire velocità, equilibrio e qualità. In particolare in difesa con le capacità atletiche dell'ex romanista al posto di Hummels, a centrocampo con il tuttofare del Bayern e sulla trequarti con il Dortmunder Jung per sostituire un Özil subissato da critiche extracalcistiche al pari di Gündogan.

CONFERME - La Svezia risponde con il classico 4-4-2 compatto, con un baricentro molto basso e linee corte (sui 20/25 metri) e strette. La squadra del CT Andersson ha ben chiari i suoi limiti e ripete una partita molto simile a quella giocata a Milano contro l'Italia. Il piano tattico è semplice quanto efficace, convogliare tutte le azioni tedesche sull'esterno e costringerli al cross o a tornare indietro, forti dello strapotere fisico dei 4 difensori (spesso aiutati dalla linea mediana).

DÉJÀ VU - La prima frazione, come scritto più sopra, somiglia alla gara di ritorno dello spareggio giocato proprio tra i gialloblù e la nostra Nazionale. Al netto dei 4 innesti, il possesso palla sterile e lento della Mannschaft non scalfisce minimamente la solidità del muro issato dagli svedesi. La sensazione è quella di una pallina che sbatte inesorabilmente contro un muro senza creare la minima crepa. Col passare dei minuti, la Svezia fiuta le difficoltà anche emotive dei teutonici per abozzare tentativi pericolosi.

Dopo un'enorme occasione al 3' per Draxler sventata miracolosamente dalla difesa svedese, gli undici di Andersson iniziano a rispondere per le rime. Dopo il rigore negato a Berg (13'), i Blågult vengono premiati al 32' quando un errore in disimpegno di Kroos viene lavorato benissimo da Berg prima e Claesson poi; il lancio del centrocampista del Krasnodar per Toivonen trova impreparata la retroguardia tedesca ed è bravo e fortunato l'attaccante del Tolosa a superare Neuer con un lob deviato da Rüdiger. Nel finale di tempo, la Svezia colleziona un'altra chance con il colpo di testa di Marcus Berg ben parato dal portierone del Bayern (45+2').

LA SCOSSA - L'inserimento di Mario Gómez per Julian Draxler (con Timo Werner spostato a sinistra), stravolge la pericolosità della fase offensiva tedesca. La presenza in area di rigore di una boa impegna la difesa svedese che capitola già al 48' con il Tor di Marco Reus sfruttando proprio il lavoro dell'ex centravanti della Fiorentina. L'impressione è che sia proprio il giocatore del Lipsia (Werner, nda) a giovare più di tutti dell'ingresso di Gómez e del ritorno alle origini in maglia Stoccarda, riappropriandosi della fascia sinistra.

La Svezia subisce inizialmente il contraccolpo e la Germania va a un passo dal vantaggio ancora con Reus che manca la deviazione di tacco su ottimo assist dalla destra di Kimmich. Da qui in poi, la partita si apre: la Mannschaft insiste e prova a chiudere dietro gli avversari, mentre i ragazzi di Andersson lentamente provano a risistemarsi e uscire quando possibile. Tuttavia, all'82' il match subisce uno scossone notevole quando Boateng commette un fallo ingenuo lasciando i suoi compagni in 10 per somma di ammonizioni. La Svezia prova a capitalizzare subito dalla punizione, ma Neuer ha un riflesso felino per togliere a Guidetti l'opportunità del tap-in vincente recuperando la coordinazione smarrita per un attimo.

Nei minuti finali, la Germania prova a dare tutto. All'88' l'opportunità decisiva capita sulla testa di Gómez che devia troppo centralmente trovando la grande risposta di Olsen. Al 92' è il turno di Brandt che coglie un palo clamoroso con un tiro secco dal limite dell'area, ma la gioia tedesca esplode al 95' quando Werner si guadagna una punizione dall'out sinistro di cui si incarica Toni Kroos. Il tiro del centrocampista del Real Madrid, dopo un rapido scambio con Reus, è un arcobaleno a tinte rossogiallonere che trafigge sul palo lontano le resistenze di Olsen e di tutta la Svezia.

La Mannschaft non è morta, non ancora e chissà che questa non possa essere una delle sliding doors di questo Mondiale. Una competizione che potrebbe parlare tedesco ancora per qualche settimana, ma non chiamatela più Debakel-Mannschaft, è solo Diesel.

Francesco Lo Fria

 

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