Posto che non mi aspettavo che Roberto Mancini potesse fare miracoli, in così poco tempo e con questi giocatori a disposizione, ma quella di ieri sera è stata una prestazione a dir poco umiliante. Una partita che, a discapito del risultato finale fin troppo benevolo per gli Azzurri, ha sancito la netta superiorità dei transalpini. Non che ce ne fosse bisogno, ma rimarcare quella voragine che separa la Nazionale Italiana di Calcio dalle cosiddette "big europee" non può che gettare dello spirito su una ferita ancora aperta.
MAI STATI IN PARTITA
La Nazionale Francese di Calcio ha messo in chiaro le cose fin da subito, passando in vantaggio, dopo appena cinque giri di lancetta, con il goal di Samuel Umtiti. I francesi hanno raddoppiato quindici minuti dopo, grazie alla rete di Antoine Griezzman dal dischetto, complice una clamorosa ingenuità dell'esordiente Rolando Mandragora. Una superiorità imbarazzante quella manifestata dalla squadra di Didier Deschamps, che si è abbattuta come un fiume in piena sulla fallace retroguardia azzurra. La partita si sarebbe anche potuta chiudere in quel momento, con l'illusorio goal di Leonardo Bonucci che è servito soltanto a dare modo ai conservatori di professione di continuare la pervicace difesa delle loro folli teorie. La Francia, di lì in poi, ha gestito il risultato senza particolari patemi, agendo di contropiede e difendendo il vantaggio ottenuto senza neppure versare del sudore.
NON ERA COLPA DI VENTURA
Il risultato finale (3-1 per i francesi) è assolutamente bugiardo e non rispecchia il reale andamento della gara. Soltanto l'eccesso di zelo dei giocatori avversari (e i due legni colpiti) hanno impedito al punteggio di assumere contorni di dimensioni catastrofiche. Tuttavia, questo basterà ai venditori di fumo per continuare la loro strenua difesa dell'indifendibile. Non essere stati umiliati da una Francia col freno a mano tirato è quanto basta per tornare a ribadire che la colpa del fallimento azzurro va attribuita ad un singolo individuo. La verità è che Mancini non può fare più di quello che sta facendo, data la pochezza del materiale a disposizione. Oggi sono saliti tutti sul carro del tecnico di Jesi, com'è normale che sia avendo passato la primavera ad additare Giampiero Ventura come Hannibal Lecter, ma gli stessi vi scenderanno al primo fallimento. E' stato così per il tanto vituperato Ventura, così come lo era stato anche per i suoi predecessori: Cesare Prandelli e Marcello Lippi. Mi chiedo se l'Italia troverà mai il suo tanto agognato Mago Merlino, capace di trasformare un agglomerato di sopravvalutati in una compagine capace di giocarsela alla pari con squadre nettamente superiori.
ANNO ZERO
Un dato sintomatico, ma spesso erroneamente non preso in considerazione dai più, riguarda la provenienza dei calciatori che indossano la maglia azzurra. La Nazionale ha sempre attinto a piene mani da Juventus, Inter e Milan, con una buona partecipazione da parte di Roma e Lazio. Tutti gli altri erano elementi di contorno, atti di presenza o semplicemente dei gregari. Oggi la situazione si è completamente ribaltata. La squadra maggiormente rappresentata è proprio il Milan, ma, considerando che quello attuale rientra di diritto fra i peggiori della storia, non so quanto sia un bene. Per il resto, una scarna partecipazione delle altre "grandi" e una moltitudine di calciatori provenienti da squadre medio-piccole. Atalanta, Sassuolo, Fiorentina, Bologna e via dicendo. Addirittura ieri sera ha giocato Mandragora, centrocampista del Crotone. Giocatori senza alcuna esperienza internazionale, prima ancora che sprovvisti di una tecnica individuale sufficiente per presenziare nei palcoscenici rinomati. Questo è probabilmente il periodo storico più difficile per il nostro calcio. Il ricambio generazionale non c'è stato e difficilmente lo avremo in tempi brevi. Questa è probabilmente una delle peggiori nazionali di sempre, azzardo a dire che potrebbe essere addirittura la peggiore. Un solo top player (capitan Bonucci) immerso in un mare di mediocrità, in cui il nostro calcio naviga a vista. Tutto dipenderà da quanto riusciremo a restare ancora a galla, prima di annegare.